Ansia e Panico
Auto-aiuto in
un vissuto di (DAP) Disturbo Attacchi di Panico
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1. Io sono un ex panicosa.
LA VITA.
OMBRE DI
PAURA.
Scrissi
tempo
addietro
questa mia
esperienza.
Cercherò di
spiegarvi, è
difficile,
ma ci
proverò.
Sarà a
puntate,
perchè è
lungo e
drammatico
porsi nella
consapevolezza
del passato.
Vissuto e
inquietante.
E' un pò
come
l'incandescenza
di un pezzo
di carbone.
La
combustione
è simile ad
una luce
riflessa.
Ricordi
dell'io che
non
respingo, ma
che oggi
illuminano
la mia
crescita.
Ricordate
quando e
come
successe la
prima volta?
Vi racconto
di me.
La mia vita
è trascorsa
in parte
felice, in
altre
sofferente.
Come tutti
del resto.
Ho avuto, in
un
determinato
momento
della mia
esistenza,
strani
problemi e
ancor più
strane
ripercussioni
quando
comunicavo
queste
"stranezze".
Cercavo
aiuto!
Allora avevo
18 anni, e
poco più...
e tutto ciò
mi sembrava
assurdo.
Un bel
giorno,
anzi, un
brutto
giorno, ho
iniziato
questo
cammino di
male
incomprensibile
per altri.
Il rovescio
della mia
vita.
In un
momento, un
attimo,
successe il
finimondo!
Un semaforo,
rosso,
l'intasamento
normale ...
Ma non fu
normale la
mia
reazione.
Prima solo
un senso di
inquietudine,
poi, man
mano e
sempre più
forte e
incalzante,
dio, che
sensazioni...!
Soffocamento,
batticuore
da farmi
capire che
per me era
la fine,
solitudine
interiore,
e,
soprattutto,
una grande,
ESTREMA
PAURA.
Alla fine
solo quella
regnava.
PAURA-PAURA-PAURA
Tremavo e
non sentivo
più le
gambe, non
riuscivo più
a coordinare
i miei
movimenti.
Tutto mi
sembrava
vicino e
lontano allo
stesso
tempo.
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2. La "buona volontà"
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Non erano
fisime! La
"buona
volontà non
serve". Ci
provai...e
intanto
tutto
girava,
ingrandito e
strano; era
la prima
volta.
Superai quel
momento non
so come.
Quello che
non sapevo
allora, è
che, dal
quel
momento,
sarei
vissuta solo
con la
"paura".
(PAURA DI
TACERE MA
SOPRATTUTTO
DI PARLARE,
DI DOVER
FARE UNA
COSA SAPENDO
DI NON
POTERLA
FARE, DI
MUOVERMI E
DI SENTIRMI
BLOCCATA,
ANCORATA AL
SUOLO :
SENTIVO I
PIEDI, LE
GAMBE,
IMPRIGIONATI
IN UN BLOCCO
DI
CEMENTO...
ERA UN
INCUBO, UN
SOGNO
ANGOSCIANTE
AD OCCHI
APERTI.
So che di
DAP, non si
muore.
(illuminanti
dottori mi
hanno
impresso
questa
frase).
Quello che
non sanno, è
che ci
vorrei
fossero
loro, solo
per
mezz'ora, in
quello
stato.
Io con il
mal di denti
sono "io",
ma con
l'attacco di
panico sono
un essere a
me
sconosciuto.
Non sono una
specialista,
non ho
ALCUNA
qualifica in
questo
campo.
Possiedo
tuttavia
qualcosa che
la maggior
parte dei
terapeuti
non
possiede:
una lunga,
dolorosa
esperienza
vissuta
sulla mia
pelle.
Non HO UN
BAGAGLIO
STRETTAMENTE
<SCIENTIFICO>
MA HO UNA
PROFONDA
ESPERIENZA,
DIRETTA E
DOLOROSA,
di un vasto
assortimento
di disturbi:
angoscia,
vertigini,
colite,
depressione
(sfido!),
dispnea e il
bolo
isterico.
Una bella
collezione!
DOPO LA
PRIMA
<BOTTA> E
RELATIVA
<PRESA DI
COSCIENZA>
ripresi la
mia vita ...
in qualche
modo.
Pensavo
fosse stata
una crisi
unica e
passeggera.
Illusa!!
Avevo appena
iniziato.
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3. - Non pensarci! -
Avete mai
sentito dire
questa
idiozia
mentre state
male?
Oppure: - è
tutta una
questione di
volontà -.
Io l'ho
sentite
mille volte
queste
frasi, e
devo dire,
anche
l'istinto
omicida per
chi le
pronunciava!
L'avrei
aggredito
perchè non
capiva
niente.
Il mio
<male> non
era un
calcolo, e
nemmeno un
dolore
fisico, che
sarebbe
stato
compreso e
capito.
Era questo
sconquassante
crescendo di
fenomeni
intollerabili
e
inspiegabili,
che
tentavano di
trasformarmi
in un'altra
persona.
Avevo paura
di questo.
Non poter
comunicare
con nessuno.
Una cosa che
mi faceva
star male, e
se lo
facevo,
leggevo
sulle loro
facce - mio
dio, è
pazza! - La
vita era
diventata un
inferno.
Uscivo, e
facevo le
stesse cose
di sempre.
Le file per
pagare le
bollette...(spesso
sono
scappata),
quando
questa
"cosa"
veniva fuori
all'improvviso.
Sempre le
stesse cose:
sudorazioni
forti, senso
di
smarrimento,
cuore in
gola,
svenimento,
gambe senza
più forza;
tremori così
forti da non
riuscire a
tenere una
penna in
mano,
respiro
ansante...e
altro.
Ricordate?
Vissi per
molto tempo
in questo
enorme
tormento che
si
ingrandiva
ogni giorno
di più.
Ogni giorno,
qualcosa
veniva a
sommarsi.
Veniva fuori
come un
fulmine a
ciel sereno.
Una volta è
successo a
scuola,
un'altra
mentre
parlavo con
una persona;
volevo
scappare,
speravo
finisse
presto,
avevo paura
di
stramazzare
lì, non
volevo si
accorgesse
del mio
stato.
Ero in uno
stato di
tensione
notevole.
Che cosa mi
succedeva?
Che cosa
aveva il
potere di
farmi
sentire non
più padrona
del mio
corpo?
Perchè non
riuscivo a
fare più
nemmeno le
cose
semplici?
Forse
davvero
stavo
diventando
pazza?
INCOMPRESIONE
DOLOROSA
E’ stato un
periodo,
lungo
diversi
anni,
difficile e
incompreso.
E questo è
un
<racconto> -
un’analisi
fredda,
sofferta,
per quanto
possibile
completa -
sulla mia
esperienza
di DAP. Un
itinerario
di paura dal
quale sono
uscita ma
che cercherò
di
ripercorrere,
analizzandomi
da
<estranea>,
con le
tante
cadute, le
<risurrezioni>
che duravano
poco e dalle
quali
ricadevo più
disperata di
prima.
Sino a che
... No! …
Voglio
procedere
per gradi,
rifacendo
quel cammino
passo dopo
passo, con
pazienza.
Anche per
riprendermi
quei miei
<giorni
perduti>.
Che allora
mi
sembravano
irrecuperabili.
Perchè è
così che ci
si sente
quando si è
vittime del
DAP
<irrecuperabili>.
Sono certa
che molti di
voi
comprendono,
specie se
vivono
ancora
l’<incubo>.
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4. A casa
Pensavo di aver capito che tutte queste cose succedavano all'esterno, cioè
quando uscivo.
Ciò che potevo evitare allora!!
Potevo NON guidare, NON andare a camminare da sola, NON andare a fare la
spesa, NON andare a cena con gli amici, etc.
NON-NON-NON-NON.
In quel momento, la soluzione migliore mi sembrò di NON FARE tutte quelle
cose che mi procuravano paura, ansia e quell'inesprimibile terrore.
All'inizio fui anche, ancora, serena.
Risolsi la situazione.
Rimasi a casa.
A CASA.
Sola o in compagnia, al momento non me ne resi conto.
Stavo bene e tanto mi bastava.
Due mesi, tre, cinque?
Non so!
Solo il risveglio mattutino rimase uguale.
Mi svegliavo con un a sensazione di paura tanto forte, e così devastante,
che non riuscivo nemmeno a piangere.
Sentivo come dovesse accadere una catastrofe. Avevo freddo e caldo
assieme,
stavo morendo...il cuore perdeva ritmo.
Tremava tutto il corpo. Dio, stavo impazzendo!!
Che vergogna!!!
Come faranno i miei con questa figlia?
E la scuola? Gli amici?
Mi guardo attorno, la mia casa è sempre quella,
allora perchè io sono cambiata?
Intanto passava il tempo..e non ero svenuta e neanche impazzita!!
Ma che cosa avevo, che strana malattia che stravolge il senso della mia
vita .
Che logica aveva tutto ciò?
Perchè tutto mi sembrava assurdo, e invece per gli altri era normale?
Quando andrò a fare la colazione con i miei sarò tornata "normale",
e nessuno saprà quello che in realtà ho sofferto.
Avevo imparato a mentire, e non comunicare.
Mia madre diceva che avevo la depressione.
Piccola parentesi.
Qualcuno parla di depressione:
è depressione, ma SECONDARIA allo stato di prima malattia.
Sfido chiunque a non avere depressione secondaria per tanti eventi
dolorosi della vita (difficoltà economiche-non trovare lavoro-essere
soli-non avere affetti-rifiutati dal compagno- figli)...
Situazioni che portano alla depressione secondaria. Ma non a quella
PRIMARIA-GENETICA, che si può manifestare anche senza motivo apparente.
Pensate al giornalista Montanelli, che soffriva di depressione, e non
sapeva il perchè nemmeno lui, e i medici.
In quel periodo, come fanno tanti, ricercai tutte le informazioni che
riguardassero il MIO disturbo e finii, quasi inconsciamente, anche in
altri campi.
Capii la differenza fra disturbo e malattia; studiai le problematiche sia
di uno che dell'altra.
In seguito incontrai un medico che mi esortò a concentrare gli sforzi e lo
studio soprattutto sul mio problema.
Tutto quello che imparai servì a me stessa, ma molto, in seguito, quando
iniziai a creare un gruppo di "self help".
Ritorno alla mia scelta di stare a CASA:
piccola oasi!!
Ricordo un giorno..sereno?
lavoravo in giardino con gioia!!!
C'era il sole, e respiravo l'aria tersa del mattino;
avevo da piantare tanti semi, ed ero "sana", normale.
All'improvviso, dalle gambe sentii salire...non so...una cosa assurda,
inspiegabile.
Una corrente? un pizzicore? Una sensazione sgradevole...tanto quanto può
essere la paura!
Soffocavo, svenivo, cosa faceva il cuore??? Lo sentivo nelle orecchie...la
vista si era offuscata...
Insomma terrore...terrore...ma senza un perchè!!
Non c'era un PERCHE'!!!
La casa divenne una prigione, non più l'oasi come avevo creduto prima.
Stavo male fuori casa , ma anche dentro la mia casa.
Non sapevo allora che questo sarebbe stato l'inizio di un lungo calvario.
Un calvario fatto di malesseri, incomprensione, solitudine, annullamento...e
tanti perchè!!!
Una pena, una sfiducia, e uno strano senso di colpa.
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5. Senso di colpa
Ero diventata incapace a fare qualsiasi cosa.
Più ci pensavo più aumentava l'ansia e il senso di inutilità!
Non volevo questo peso, non potevo sopportarlo.
Spesso trovavo delle soluzioni valide (scappatoie) per me.
Al momento servono.
Poi si sopportano le conseguenze, tristi, avvilenti.
E questo toglie ancor di più l'autostima.
E' un ingranaggio al quale, per ora, non potevo sottrarmi.
Il senso di colpa ci invade (siete d'accordo?) per non riuscire a FARE.
Chi ha paura della guida, rifiuta, con una scusa, di accompagnare la mamma
dal medico, il figlio alla scuola,
felice di aver scansato la paura di un nuovo attacco!!
Ma subirà un doppio abbattimento:
per se stessi, diventa una sconfitta; per l'altra persona il nostro
rifiuto sembra maleducazione,
visto che non si riesce a dare spiegazioni comprensibili ad un "SANO".
Volevo tornare ad essere viva, così non era vita!!
Altre volte si comincia la giornata con maggior leggerezza.
Poi all'improvviso succede il finimondo.
Se lavoriamo, non potremmo assolutamente abbandonare l'ufficio, la
scrivania, lo sportello...ma lo facciamo!!! Perchè tutto diventa
insopportabile.
SENSO DI COLPA.
Sono una nullità, non so fare niente, come agirò?
Molti di noi hanno provato tutto questo in varie situazioni.
Ricordo che non andai per tanto tempo a comprarmi un vestito, anche se ne
avevo necessità.
Una volta ci provai!!!!!
Indossai uno...non scivolava nemmeno addosso,
e poi non vedevo la mia immagine allo specchio...
- Le sta bene signorina - ...Cosa?? A chi parlava??
Non ero presente! L'unica cosa desiderata era uscire dal vestito e da
quella porta..
Poi ci sono le persone; amici, familiari, altri.
Ci sforziamo di essere naturali! Non possiamo dire di no sempre. Anche se
la passeggiata proposta diventa un incubo!
Se siamo soli abbiamo paura dell'attacco di panico in QUEL momento.
Se siamo in compagnia, temiamo l'attacco e ci chiediamo: cosa farò? come
lo spiego?
Se la persona che ci accompagna è informata, qualche volta è peggio.
Lo nascondono, ma ci osservano continuamente.
Se respiriamo profondamente o ci fermiamo per qualche motivo, subito parte
il - Come stai? Cosa ti senti? -
Allora ti senti imbranato in ogni situazione e la vita diventa sempre più
complicata.
Altri esempi? E voi l'avete provati?
La paura della nostra fisicità?
Se correvo mi fermavo presto...oddio, il cuore si spacca (anche se nella
corsa sarebbe normale avere battiti più veloci), ma si collega alla paura
dell'attacco.
Se sudavo troppo (per il caldo, per un lavoro fisico, o altro), mi
spaventavo immediatamente. La paura era diventata la mia compagna
inseparabile.
Sapevo che non era così, ma come liberarsi da questa FORMA-PENSIERO che
piano piano ci vieta di vivere?
In tutto possiamo trovare un collegamento,(lo troviamo..lo troviamo
sempre) e così ogni giorno ci limitiamo. Non possiamo ANCORA farci niente.
Resami conto che non potevo andare avanti così, pensai: i medici!!
Loro certamente sapranno aiutarmi in questa grande confusione.
Devo dire che ci andai speranzosa e contenta di poter descrivere i miei
disturbi a chi ne sapeva certamente di più.
Avevo paura, e mi ripetevo una frase letta da qualche parte: "solo gli
idioti ne sono immuni", mi consolava questo. Ma la paura e l'angoscia
erano in me.
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6. I medici
L'impatto mi lasciò indifferente e rassegnata.
Il medico, poi gli altri medici, i guaritori, alla fine qualsiasi persona,
sembrava capissero tutti i miei problemi.
Il primo specialista fu molto comprensivo; ma lo sentivo assente e -in
fondo- distratto.
- Si, si, capisco signorina...sì,,,è vero,,,è così...
- ma vedrà, in poco tempo, tornerà come prima!! -
Lui sapeva tutto.
Giusto per un dottore!
Cambiai medico, e feci analisi...ancora medici.
Alla fine cedetti. Presi i farmaci.
Inizialmente tolsero la "crema" dei miei disturbi.
Dormivo molto, subivo effetti buoni, ma altri meno buoni di quanto mi
aspettassi.
Non avvenne il miracolo!
Solo, sempre una maggiore dipendenza dai medicinali, anche mentale
(prendili, che così non senti).
Mi sforzavo di seguire tutte le prescrizioni.
Non mi sentivo meglio, solo più "ovattata".
Non volevo questo; non bastava!
Un limbo, dove tutto rimaneva uguale, solo meno evidente per gli altri.
Intanto "loro", i miei disturbi, si erano compiaciuti e fortificati.
La solita storia. Dai un dito e ti prendono il braccio.
Altre paure ancora....
Oramai avevo paura di tutto!!!!!
Avevo paura del mio corpo, e l'ascoltavo in ogni sua manifestazione, quasi
non respiraro...come a proteggermi dal mostro;
mi illudevo che forse, respirando piano, non si accorgesse di me.
Avevo nuove paure: paura del caldo, del freddo, dei temporali, del sole,
della pioggia, della gente.
Della solitudine...di mangiare, di non mangiare...TUTTO!!!!
UN INFERNO!!
Forse peggio; almeno lì, avrei avuto solo una paura...di non scottarmi.
Ricordo quel periodo come un deserto.
Niente poteva venire da me stessa in quella sofferenza estrema, ma niente
nemmeno dagli altri.
Nessuno capiva.
Come avevo potuto trasformarmi in un burattino?
Perchè LUI poteva farmi tutto quello che voleva?
Cercavo i perchè e non li trovavo!!
Perchè non mi ero rotta una gamba?
Sicuramente avrei sofferto meno.
Perchè nessuno capiva?
Un deserto veramente, e io non volevo accettare.
Mi vergognavo, tanto.
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7. Vergogna
E' così, provavo tanta vergogna!
Avrei voluto sparire.
Mi sentivo "inventata"...da chi??
Nessuno mi avvicinava. Amici ?? Spariti.
Mi vergognavo di essere al mondo,
mi vergognavo di non poter fare niente.
Mi vergognavo di questo disturbo incomprensibile per tutti.
Anni di altalena con i miei problemi e la vita di tutti i giorni. Ma io
dov'ero?
I miei familiari "assistevano", ma preferivano comportarsi "normalmente",
quasi a darmi l'esempio,(di che cosa?), o forse per non soffrire anche
loro per una cosa che non capivano.
Sentivo la loro vergogna, e le spiegazioni fasulle che davano a amici,
parenti, medici.
Quasi io fossi diventata anormale per questa cosa non tangibile.
Non volevano ascoltare più i miei disturbi.
Come se tacendo, e tenendomi tutto dentro...
puff!!!...tutto sarebbe svanito? Come nelle favole??
Piangevo in silenzio, avevo vergogna di me stessa, e temevo la pazzia.
Anche se muto, questo pensiero mi tormentava.
Quasi me ne convinsi anch'io.
Veniva qualcuno a trovarmi ogni tanto!
Subito raccontavo come mi sentivo...
spesso li colsi a sbirciare l'orologio, e allora...
lasciavo perdere.
I disturbi erano aumentati ancora, ero in balia e sopraffatta da loro, e,
in più, ora provavo vergogna per essermi ridotta così.
I mali di pancia erano ormai quotidiani, convivevo con il mal di testa. I
tremori e il groppo in gola erano compagni fissi.
Mi scervellavo ogni giorno ancora a chiedermi chi c'era dentro, e perchè
mi causava queste crisi...
In pochi attimi riuscivano a rendermi in loro balia.
Che cosa volevano dire?
Iniziai a sentire una cosa...vaga...
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8. Consapevolezza
Un giorno toccai il fondo.
Lo ricorderò sempre Quel giorno.
Guardavo fuori dalla finestra e intravvedevo i passanti che percorrevano
la strada.
Ognuno con la faccia impenetrabile.
Invidiavo tutti!!
Loro potevano uscire, non sentivano quest'ansia, questa paura. Questo
terrore che mi prendeva fino a farmi credere che stavo morendo?
Una parte di me si ribellò, QUEL GIORNO.
Perchè dovevo guardare gli altri?
Perchè non provare?
Rabbia e sfida... sensazioni forti, tremavo come una foglia.
Non erano tremori di paura, ma di profonda emozione.
Se la mia mente aveva costruito tutto questo, forse dovevo ascoltare cosa
mai volesse dirmi.
Come avevo costruito questo dolore-difesa-richiamo, lo potevo anche
demolire.
Piccola parentesi.
Capire come siamo veramente dentro-nell'anima è un viaggio spesso
complicato e doloroso a volte.
Forse non ci piacerà quello che scopriamo a livelli sottili, su di noi.
Ma è una possibilità di contattare lo spirito, la nostra essenza.
Certo alle volte si piange, spesso il nostro VERO scansato dolore viene in
superficie.
A noi come sempre il libero arbitro.
Vogliamo liberare noi stessi? E accettare l'impegno di questo viaggio?
E' come rinascere, consapevoli, e alla fine, completamente liberi.
L'ansia e il disturbo da panico è un grande disagio.
In aumento; investe una grande quantità di persone.
Queste persone NON ne parlano volentieri (all'inizio si, perchè cercano
aiuto).
Il dopo è un dolore continuo.
Oltre il problema esiste l'incomprensione, la paura di essere considerati
DIVERSI.
(Ricordate?) Non è come avere una gamba rotta o il mal di denti; cose
evidenti.
Questi disturbi restano in una sfera sfumata...non c'è riscontro...se non
la grande sofferenza che la persona avverte.
Anche per questo la persona soffre!
Paura del giudizio e paura di essere emarginata.
Le cause possono essere tantissime.
Quando avviene il primo attacco, ognuno di noi ha fatto un'anamnesi.
Molte volte non si riesce a risalire al PERCHé.
Molti "perchè" sono di comodo, quasi a dare la colpa a qualcuno, o a
qualcosa.
Non desidero dare la mia opinione.
Però, alla base di tutto c'è una grande sensibilità, una difficoltà ad
adattarsi a una vita spesso non facile; perchè contraria al nostro vero
percorso.
Uno sforzo per essere come gli "altri".
Per rispondere alle aspettative riposte in noi; vuoi nell'ambito della
scuola, della famiglia, del lavoro, degli affetti....
Per amore, per egoismo, mah!! Pensateci.
Ognuno ha la sua storia.
Storia, che l'attacco di panico cerca di mettere in chiaro.
Storia che può iniziare anche da problematiche infantili o scolastiche.
Un piccolo consiglio: tutti abbiamo nella nostra vita un bagaglio di
situazioni, abusi, o lassismi, non certo fatti per noi.
ACCETTATE il passato, PERDONATE e vivete il presente, come siete voi OGGI,
sofferenze comprese.
Ritorno al mio "risveglio"
Quel giorno....iniziai a GUARDARE il panico!!
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9. Continuo...Consapevolezza
Ero decisamente colma di tutto e soprattutto di me stessa.
Provavo anche "compassione", per questa donna provata, ma ora pronta ad
ENTRARE nella sua storia.
Compresi con il tempo, che la paura si collegava alla morte, trasformata
in questo mio caso, alla paura di vivere.
Una persona può morire da "eroe" o da "vigliacco".
(Lowen).
La lealtà verso se stessi, prendersi un coraggio...è già abbastanza per
questo disturbo.
Quando una persona muore di paura molte volte,
finisce con il divenire vigliacca.
Il suo spirito, il mio, il vostro è stato spezzato.
Affrontando la morte, si perde la paura.
Sfidando le paure del nostro incoscio...l'atteggiamento, il nostro
cambiamento, alla fine non può esserci che...VITTORIA, e anche se non
completa...(chi siamo mai infine?) un bel passo e un grande tuffo nella
consapevolezza è accaduto.
All'inizio ebbi vittorie e sconfitte.
La risalita...molte volte credetti di non farcela, ma una piccola parte di
me, determinata e incrollabile, mi spingeva a provare, a tentare ancora...e
poi ancora, ancora, ancora.
Cominciai a guardare in faccia le mie paure, i miei attacchi.
Li temevo...dio sa quanto...ma non facevo...nulla...affinchè NON
accadessero.
Assistevo il loro arrivo...e aspettavo...cosa???
L'inizio fu travolgente; la mia paura, vera o no, mi scuoteva come una
farfalla nata in un tempo sbagliato.
Vomito? Va bene!
Gola stretta? Dove nemmeno la saliva scendeva?
Ok.
Tremori da epilessia?
Sono presente (o quasi), ma andava bene!
Non andava bene; ma era successa una cosa importante.
Permettevo che questa furia mi prendesse senza fare assolutamente nulla,
niente.
Ero arrivata al NON FARE.
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10. Piccoli (enormi) obiettivi
Solo assistevo, ed in me non c'era più niente.
Soltanto osservavo e lasciavo che tutto accadesse.
Non fu facile!
Tante volte ebbi sconfitte; piangevo perchè non riuscivo ogni giorno a
distaccarmi dalla paura, mi sembrava di non farcela,
che il tutto fosse più forte del mio nuovo atteggiamento.
Un pò mi demoralizzavo..poi ricominciavo...
Non volevo quella vita.
Il cambiamento per me, lo vedevo come una rinascita. Non dovevo metterci
"forza",
perchè era un lavoro interiore che si rifletteva su un comportamento
esterno. Dolcezza e pazienza.
Presi un libretto, scrissi i miei piccoli (enormi) obiettivi per ogni
giorno.
Iniziai a voler stare a casa da sola!
Grande problema!
Misi un termine di tempo all'inizio; dieci minuti.
Sono stata malissimo!
dentro e fuori di me, si scatenò tutto quello di cui avevo paura.
Soffocamento, mancamento, irrigidimento...
Ma NON scappai!!!!!!!
Rimasi lì ad ascoltare le mie paure, con il viso
imperlato di sudore, e un freddo polare nelle ossa.
Sbattevo forte i denti, se continuavo così, sarei presto diventata cliente
fissa di un dentista!!!
Sapete quanto ci volle a stare a casa da sola per dieci, e poi venti
minuti??
SEI MESI!!!!!!
Tuttavia ero per la prima volta CONSAPEVOLE
che la via giusta l'avevo trovata.
Era autentica. La sola. La vera.
Secondo obiettivo: andare fuori da sola.
Sembrava tanto difficile, che passai giorni per
decidermi a cominciare questo nuovo esercizio.
Cercai di ridicolarizzare la situazione!
Non dovevo mica andare a fare niente!
Nessuno mi avrebbe portata in prigione
se non l'avessi fatto subito!!!
Potevo non andare infine!!!
Ecco, di nuovo la ritirata.
Era un piccolo sollievo!!
Subito dopo sentivo tensione e disistima.
Di nuovo aveva vinto il panico.
Trattenevo la rabbia, trattenevo la paura,
la tristezza, avevo ripreso A FARE, a favorire
il mio panico. NO!
Sciogliermi...lasciarmi andare...come la prima volta.
Volevo vivere, ma in reltà avevo paura della morte e della vita.
Una contraddizione sembra!!
Parentesi.
La paura della morte è una pianura da percorrere a ritroso, nella
fanciullezza anche.
Dove abbiamo forse vissuto e subito momenti difficili.
Ricordare spesso non si riesce; la paura di lasciarsi andare è tanto
forte.
La morte sembra l'unica via d'uscita, anche se ci spaventa il solo
pensiero. Ma spaventa anche il vivere la vita.
E quando il tutto diventa troppo doloroso ecco l'attacco di panico, o una
nevrosi.
Un grido, un urlo che non percepiamo subito.
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11. Esercizi
C'è sempre una stanchezza, fisica e psichica, quando iniziamo la risalita.
Spesso, dopo questi "esercizi", ero così provata e esausta che dormivo
anche due ore di seguito, quasi avessi scalato chissà quale monte.
Metaforicamente era proprio così.
Spesso ero delusa! Quanto tempo e quante sconfitte ancora?
Però ora lo conoscevo, dovevo soltanto
farmelo amico.
Un pò alla volta, spostando l'attenzione ANCHE
su altre cose. Non necessariamente difficili,
solo una strategia per aiutare la mente...
Io l'ho fatto...è stato complicato sradicare il
SOLO pensiero che viveva nella mia mente.
I sogni ad occhi aperti o chiusi, servono!!
Lo capirete da voi...
e direte anche...ma bastava questo?
Questo accade quando iniziate
la strada che Voi avete deciso di percorrere. Una nuova strada, ma
praticabile.
Non si tratta di magia, ma di inconscio collettivo.
Occorre solo ascoltarsi e tirarle fuori queste
conoscenze, perchè sono dentro di noi.
Questo esercizio fatelo.
Credetemi, aiuta.
Il panico è in aumento sapete?
è un malessere sempre più diffuso.
In parte può essere probabilmente genetico.
Non è stato provato.
é una cosa latente. Spesso non si manifesta
se un qualcosa, nella nostra vita, riesce a far scattare il meccanismo.
Certo è importante il contesto in cui si vive.
I comportamenti delle persone che ci vivono accanto, si trasmettono.
E' stato detto anche l'abuso di caffè e di sigarette.
Sinceramente non lo so!
Ripeto solo quello che mi è stato trasmesso.
(Io non bevo caffè..nè fumo....)
Altra cosa studiata sull'attacco di panico,
è, dal punto di vista biochimico, un aumento della sensibilità dei
recettori b-adrenergici a una molecola nota con il nome di
norandrenalina.
Una scarica di norandrenalina, su recettori resi più sensibili,
condurrebbe all'attacco di panico.
(dati letti, nelle mie ricerche)
Ci sono cure a vari livelli.
Come l'attacco di panico.
Fiori di Bach-rilassamento-ansiolitici-antidepressivi-e altro-
Vi racconterò il seguito dei miei esercizi...
e anche un rilassamento che a me è servito tanto.
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12. Ancora esercizi
Adesso siamo diversi?
No, solo più pronti ad uscire da questa storia. Desiderio di vita.
Non possiamo reprimere questa intenzione,
perchè reprimere adesso, in questa fase,
non darebbe piacere, ma dispiacere, inquietudine
e un dubbio persistente.
Meglio "guardare", e come dice la grande formula del Tao, "lasciando
libera la strada". Ogni cosa è al posto giusto. Proviamo?
Racconto i miei esercizi.....
Uscire da sola!
Prima in giardino a riosservare i fiori.
Li vedevo ora, e di nuovo avvertire il loro
profumo era un incanto.
La paura c'era...e le gambe erano insicure.
Voglia di rientrare, di scappare.
Sempre LE STESSE COSE.
Lasciavo spazio a tutti i tormenti. ma non me ne andavo.
Il mio "fai da te".
La macchina; grande tabù sia andassi da sola o in compagnia.
Esercizi piccoli all'inizio; piccoli tratti.
Sentirete sempre LE STESSE COSE:
pensate a questa frase "le stesse cose".
Alle volte vi sembrerà di scoppiare per l'enormità
e la velocità di queste emozioni travolgenti.
Può essere che alla fine siate stanchissimi, devo dire...tramortiti.
Spesso contenti, qualche volta scontenti.
Un'altra volta andrà meglio.
Ricomincio piano. 5 minuti per andare in macchina da soli, 5 minuti per
parlare con qualcuno per strada, 5 minuti..eterni...per la fila al
supermercato.
(si sta male ,certo)...5 minuti...
Passo a 8 minuti..sembra una sciocchezza...ma tre di più!!!cavolo,
l'eternità??
Pazienza, tanta pazienza e amore per l'accoglimento di questo "abbandono"
dolce, e osservare sempre tutto come una parte che è lì in quel momento.
Io guardo, non combatto più.
Usiamo l'emisfero destro del nostro cervello.
é emozione, amore, calore.
Non possiamo dimenticare il sinistro però,
esso è logica, pensare, razionalizzare.
Abbiamo necessità di tutti è due.
Dovrebbero collaborare.
Nell'attacco di panico vanno in tilt.
Uno, il destro è il piacere, l'altro è il dovere.
Ora io, voi, siamo nel momento di unire queste due parti.
Se non collaborano stiamo male.
(anche fisicamente sono unite) come una piccola via. Il corpo calloso, si
chiama.
E' la nostra mente che ci può imprigionare in questo disturbo, ma ora, se
siamo d'accordo, nei
pensieri e nelle azioni, sempre la nostra mente ci può far uscire dalla
prigione.
Ci sarà più facile riuscire, se immaginiamo il tutto come un grosso zaino
che portiamo sulle spalle.
Pesante. Cosa ci abbiamo messo dentro?
Sono cose che ci servono?
Possiamo "scartare" qualcosa? Abbandoniamo l'eccesso. La vita ritornerà
più serena.
In armonia.
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13. In "viaggio"
Il dap è un messaggio dell'INTERIORITA'.
Sta a noi cercare di comprendere il messaggio.
Anni trascorsi per accontentare tutti e tutto....TILT...un bel giorno
accade!!!
Qualcosa dentro di me voleva che mi accorgessi di esistere.
DAP
Quelle stesse emozioni che avevo "mandato via"...le stesse che ora come un
fiume invadevano le mie "sicurezze", quasi a dirmi - guarda...senti...la
vita è bella...-
Io non capivo...e lui giù...con paure, attacchi, tremori...possibile che
non capivo ancora?
Ora l'inconcio voleva essere ascoltato.
Voleva smettessi di essere quella che non ero.
L'attacco di panico è questo.
Una RIBELLIONE, che ancora non capita, cerchiamo di respingere o di
addormentare con medicine, tranquillanti, o altro.
E' un AMICO il dap.
Vuole soltanto che dopo tutto quello che avete fatto, per la famiglia, la
scuola, la mamma, semplicemente pensiate anche a voi.
Guardarsi dentro, e lasciare che sia l'anima
che parli FINALMENTE. Ascoltarla.
Quando accade tutto questo, il dap va via.
Il suo difficile massaggio è stato capito.
Ora basta riprendere i fili della consapevolezza.
La responsabilità del vostro essere.
Noi siamo unici.
Esercizi, questi sì, tanti.
Cadute e male ancora, come un bambino
ai primi passi.
Alle volte sembra di ritornare indietro.
I meccanismi del vecchio sistema.
Sono lì...pronti a fare paura...tempo...
prendete tempo.
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14. Prove quotidiane
Armonia....che bello!! Un giorno tornerà anche per me.
Non so voi, ma io comunicavo con il mio panico.
- dai, aspetta, non puoi farmi star male ora...non posso svenire proprio
adesso -
Alle volte riusciva, altre invece diveniva più forte,
quasi a ricordarmi che era lui il vincitore...
PER ORA.
Incominciai anche a prenderlo in giro!!
Mi ricordo gli esami.
Io non posso, non riuscirò a parlare, non sento la gola...
- ma dai! se proprio vuoi rovinare tutto fallo ora. -
Andai all'esame rassegnata.
Prima, fuori, con altri ragazzi, mi venne in mente di raccontare una
barzelletta!!!!
(eravamo tutti tesi, anche se io di più)
Ridemmo tutti, tanto, e per un attimo l'ansia sparì.
Entrai alla mia chiamata.
Continuai a rimanere in quella dimensione,
un pò sdoppiata.
C'era Lei che rispondeva alle domande con serenità e tranquillità, e
l'altra che diceva...adesso svieni...adesso scappi...
Una sensazione brutta. L'avete provata anche voi?
La mia vita continuava. Stancante alle volte.
Il "regista" era lui. Ma ora non subivo sempre.
L'abitudine di soffrire era così forte, che mi dimenticavo anche le
piccole vittorie ottenute.
La memoria.
Bella e brutta cosa in qualche frangente.
Succede nell'attacco di panico e crisi di ansia,
che scatti un meccanismo tanto forte che vi sembrerà quasi di essere
tornati
PUNTO E A CAPO:
Non è così.
Il cervello che registra tutto, ogni tanto si divertità
(lui) a farvi ancora paura.
Questo meccanismo si chiama "paura della paura"
Sembra assurdo, ma è così.
Non temete, ricordatevi l'esempio di Pavlov:
Al suono del campanello, la cavia ripeteva esattamente la medesima cosa.
Un riflesso condizionato.
Anche questo, meno lo combattevo,
prima scompariva.
Ne parliamo ancora...
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15. Rilassamento
Vi scrivo un rilassamento, se vi sentite provate.
Sembra banale, ma "rilasciare" i muscoli e cercare uno stato di serenità
mentale è qualcosa che ci fa "sentire" meglio.
Nel tempo ne ho sperimentati tanti...
Potete modificarlo se volete.
Materassino, letto, divano. Tutto è ok.
Soli e con una leggera musica di sottofondo.
All'inizio sarà più difficile abbandonare il controllo.
Piccoli passi....
Socchiudi gli occhi.
Ascolta tutti i rumori...esterni...una sedia spostata
una voce che parla...una macchina che passa...
Ascolta e intanto respira dolcemente.
Accompagna per un pò con attenzione la tua respirazione; nota come essa
avviene da sola,
senza il tuo intervento volontario.
Inspirazione, l'aria entra dal tuo naso, ed espirazione...l'aria esce... =
prendere e lasciare.
Socchiudi la bocca. Aiuta a rendere morbide le mascelle, sede della nostre
tensioni.
Continua a respirare lentamente.
Permetti che i pensieri ti invadano...non mandarli via...lascia che
scorrano nella tua mente, non fermarli, non fare niente.
Abbandona il tuo corpo...segui la dolcezza della musica, rilassa un
braccio, l'altro, il collo, le spalle...
apri tutte le dita delle mani...
Goditi questa sensazione per un pò...respira lentamente.
Metti le mani sul cuore, percepisci i battiti, e sintonizza il tuo calmo
respiro con essi.
Vedrai saranno in sintonia.
Permettiti di accettare ciò che senti o ciò che percepisci in modo
semplice e armonico.
Se ti viene da ridere...ridi...se è il pianto ...piangi...se è un grido...grida...
Lascia che fluisca ogni sensazione.
Lascia che accada...
Voltati e mettiti a pancia in giù.
Ripeti le stesse cose...rilassa le gambe,
i polpacci, i piedi...
Visualizza una tua immagine.
Un monte innevato...un mare azzurro...un fiore
un albero...un colore....
Rimani in quello spazio per qualche minuto.
Voltati dolcemente...ora non sentirai più i rumori.
Sei andato in profondità dentro, lì c'è la pace.
Quando vuoi...con i tuoi tempi, stiracchiati e apri dolcemente gli occhi.
Ritorna nel tuo mondo esteriore. Un pò più rilassati.
Un pò più sereni.
Questo è semplice. Se volete, ogni tanto, possiamo andare ad esplorare
altre sensazioni.
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16. La paura della paura (1 parte)
E' difficile forse spiegarmi. Ci provo.
Dopo aver compiuto mille esercizi quotidiani, e
compreso lo strano meccanismo del dap,
non avevo altro da sperimentare...se non
"la paura della paura".
All'inizio non mi accorsi di quanto fosse potente
anche lei. Quasi quanto il dap.
Avevo imparato a Non combattere il panico, anzi, lo accoglievo, e dicevo
sempre.
- Ciao, sei tornato? Ok. Io sono qui, e possiamo condividere -
Niente lotta, niente scappare, anzi...una porta spalancata...mi
abbandonavo e osservavo.
Il panico viene per stremarci? Va bene, ci provi.
Ho paura, ma non scappo.
Anzi, gli suggerivo le mosse da fare.
Mi vuoi far tremare? Sono qui, dai..
Vuoi offuscarmi la vista? Fallo!
Vuoi soffocarmi? Sono pronta!
Sembra assurdo, ma così il dap...
non si diverte. Perde il suo potere.
Spesso lo invitavo a rendere più forti i sintomi.
- Adesso vuoi farmi girare la testa? Più forte allora,
non sono abbastanza spaventata. -
Lo so sembra ridicolo...ma è così che ho stravolto
il panico. Non poteva sopportare di essere deriso.
Non sarà facile all'inizio.
Siamo sempre noi infine, ma l'altro io lo guardiamo in faccia finalmente.
Paura? Tanta, ma oramai pronti e consapevoli
che una strada c'è.
L'unica per me. La sola.
Non è una guerra, anzi, un gioco faticoso e lungo,
estenuante a volte...
Solo che ora i protagonisti hanno una diversa valenza.
Siamo noi che conduciamo il gioco.
Mica facile. Tentate?
Non sempre ci sono riuscita.
Ma ho tentato per almeno una volta al giorno
per tanti giorni.
Alle volte riuscivo, altre no!!
Con il tempo i risultati positivi accadevano.
Questo mi dava coraggio.
Provateci, e poi mi raccontate.
Dolori e sorrisi.
C'è uno spiraglio ora.
Perfavore non dimenticate il rilassamento.
é molto utile, vi aiuterà sempre.
In questa situazione e altre.
PS. io
Sono lieta di aver fatto un piccolo pezzo
di strada assieme a tutti quelli che vivono il dap.
Racconto me stessa, nella speranza di essere in qualche modo riuscita non
a darvi "istruzioni", ma l'opportunità di dire anche voi presto
IO SONO UN EX PANICOSO.
Questo è, e sarà finchè non termino, il mio proposito quando ho iniziato
a scrivere i miei "Appunti".
Vi ringrazio di leggere.
Ringrazio ancora di più l'esistenza, se le
mie esperienze dolorose sono servite
ad alleggerire il vostro momento oscuro vissuto con il dap.
Una luce che si è soltanto offuscata. Ritorna.
C'è. Brilla forte. Come il sole.
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Pagina: 17/19
17. La paura della paura (2 parte)
Io all'inizio non sapevo come comportarmi
con questo aspetto nuovo del dap.
Non sapevo della "paura della paura"
Che tanto simile invece era al dap.
Consolatevi, non ritorna, viene solo a spaventarci
sulla strada della libertà.
Oramai avevo capito il meccanismo, e sapevo
come agiva sulla mia paure passate.
Che stranezza!!!
Faceva di tutto, come un vecchio copione.
Alle volte "ci cadevo". Magari ero più stanca o più
sensibile , ma ero comunque consapevole che
oramai ero ...io che conducevo la partita.
Io, la vincitrice.
Dunque non mi spaventavo più di tanto.
Sempre ricordate questo!
Convincetevi!
Inutile soffrire ancora, guardate le cose che avvengono, con distacco.
Trovate un puntello.
Fiori di Bach- omeopatia- giusto per rafforzare
questo cammino che vi porterà di nuovo alla
gioia di vivere, in armonia con se stessi.
Un consiglio.
Imparate più forme di rilassamento.
Sono tecniche che userete sempre.
Prima a casa.
Poi anche quando siete per strada, in ufficio,
o a cena con amici.
Appena sentite qualcosa che non vi piace,
stress, panico, situazioni pesanti,
rifugiatevi nel "vostro" spazio.
Niente e nessuno potrà disturbarvi,
una nuova sicurezza.
La paura della paura viene anche a distanza di tempo.
Spesso viene perchè non abbiamo fiducia ancora per il benessere
riconquistato.
Non ci crediamo.
pensiamo che non può durare, che è una illusione.
é così che ritorna il dap. Per autosuggestione.
MA NON é VERO!!!!!
é ora , se lo capite e sentite, potete annullarlo.
Posso dire che per me, questa è stata la parte più difficile.
Quanto potere ha la mente, distruttivo, per
ricondurci alle stesse sofferenze.
Proprio perchè ne abbiamo tanta paura,
siamo persino capaci di riprodurle.
Soltanto la pazienza, e la nuova fiducia verso me stessa mi ha aiutato.
Il capire che era "analogo", ma non vero!!!
L'autosuggestione, sembra ridicolo! (agli altri)!
Son caduta tante volte.Tantissime.
ma alla fine c'è l'ho fatta!!!!!
Pazienza,e ricordate sempre, vi aspetta un
nuovo modo di vivere.
Il dap, come tutte le sofferenze
cambia il nostro modo di vedere e vivere
la vita.
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18. Trasformazione
Bene...ho tutto ora!
Posso iniziare il viaggio in risalita?
Ho sofferto, compreso, accettato.
Ho provato rabbia, gelosia, vittimismo.
Ho sentito invidia, scoramento, solitudine.
Sono stata derisa e allontanata.
Ho capito il messaggio del dap.
Il kit del viaggio è pronto ora.
Sono pronta a percorrerla ancora
questa strada?
Voglio ri-prendere il mio equilibrio?
Tutto questo "ingorgo" del prima-durante
l'ho vissuto.
Voglio seguire questa sensazione di
poter essere nella vita.
So che lo posso ottenere, sono pronta.
Sono già fuori da questo problema, ora mi accorgo
di tutto quello che mi circonda.
C'è un senso di libertà.
Sono più forte, poche cose mi spaventano adesso.
Posso dire che il dap superato, ha cambiato molto la mia personalità.
La sofferenza cambia le persone.
In meglio.
La sofferenza è una crescita. In tutte la malattie.
Così è stato per me.
Riconosco sempre le persone che hanno ancora il dap.
Non soltanto quelle che vengono da me, ma
anche quelle che incontro per strada, in un
bar, al cinema.
Riconosco quello sguardo sempre.
la percezione è chiara e forte.
Anche le persone riconoscono me.
Non c'è una spiegazione in questo.
Se parlo con loro, il linguaggio usato è simile,
le mie esperienze vengono usate per riflettere,
io sono sempre pronta a dare aiuto, magari l'avessi
avuto io allora...
Vivere le cose di tutti i giorni...
ora le rivediamo, sono sempre state presenti
...che gioia...la nostra vita è ritornata ordinata.
Il maestro più grande è dentro di te.
Quelli che noi offriamo sono solo sostegni.
(Wall)
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Pagina: 19/19
19. NOI
Adesso siamo di nuovo persone.
Il dap l'abbiamo conosciuto e compreso,
ci ha in un certo senso "educati" a prenderci cura di noi e delle nostre
responsabilità.
Che bello ora svegliarsi al mattino e sentire gioia per tutto quello che
abbiamo.
Gioia di fare la doccia, senza la paura di svenire,
gioia di bere un caffè con gusto, gioia di mettersi un vestito con la
consapevolezza di essere ancora
voi, ma diversi in quanche modo.
Il dap alla fine insegna ad amare la vita di più.
Prima facevamo tante cose in automatico.
Tutto ci sembrava scontato...non so...
aprire le finestre, e svelti!! c'è poco tempo -
Oggi facciamo lo stesso atto, è cambiato solo il "modo" di farlo.
C'è attenzione e ringraziamento in noi.
Il profumo dei fiori c'era sempre, il cielo azzurro anche, ma oggi vediamo
il tutto sotto una luce
diversa.
Oggi ci "siamo", viviamo tutto, ricominciando dalle piccole cose.
Il fuori è tanto importante, ma è il dentro che è cambiato per sempre.
Vedrete le vostre emozioni...non più rabbie e mal di stomaco per cose
futili, non più apprensioni o fastidio per atti di cui prima provavate
tensione.
Questo circolo si è spezzato; la parzialità della vita che prima
percepivate, si è trasformata in realtà.
Il dap ha solo "prestato aiuto" per una maggiore consapevolezza di sè.
Questo non vuol dire essere indulgenti, ma responsabili.
Ci siamo smarriti per un periodo
sofferto e schiacciante?
Ora le redini le avete in mano voi.
Con questo non voglio dire che ho la presunzione di aver spiegato il dap,
né di aver dato soluzioni ad esso. Ci sono cose che ancora vorrei dire.
Lo farò.
PS:
"Le rovine sono spesso quelle che aprono
degli spiragli per scorgere il cielo" (Frankl)
Non è facile. Mi sento allieva in questa dimensione, e cerco allievi per
condividere. Forse la percezione è reciproca. Avvolgere di luce e calore
il mio vissuto e comprenderlo ancora una volta assieme a voi, è un
privilegio. Un dono. La responsabilità che oggi si esprime nella mia
esistenza, diventa più ricca e più bella per la diffusione di questi
appunti. Vi ringrazio, il nostro sguardo, attraverso questo valore puro e
semplice, diventa più libero e ampio. Mi conduce lontano dal mio piccolo
io. Tutto ha un senso. Grazie a tutti quelli che leggono. L'amore è
universale.
...se qualcuno si sente di condividere o solo dire in quale fase si
trova...io, provo e sento di poter almeno ascoltare. Forse il solo grande
dono che possediamo tutti, è l'aiuto verso il prossimo. Grata di essere
forse utile a voi, ricordandomi un tempo di grande solitudine.
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