Tratto da: Le Grandi Profezie  Autore Franco Cuomo

Newton & Compton Editori

 

 

Il Ragno Nero

 

È noto con uno pseudonimo pittoresco, dovuto al fatto che "firma­va" le proprie profezie disegnando all'inizio di ogni foglio un minu­scolo ragno nero. Non si conoscono le sue generalità né il tempo e il luogo esatto in cui visse, anche se abitualmente si suole identificarlo con un monaco bavarese vissuto tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII. Danno credito a questa collocazione temporale del veggente chiamato Ragno Nero (lo Schwarze Spinne, data l'origine tedesca) i suoi scritti profetici, che procedono ordinatamente per anni, a partire dai primi del Seicento, segnalando per ogni periodo le vicende - e ancor più le atmosfere, le situazioni - maggiormente significative.

Si spingono fino al 3000, che designano come tempo del «diluvio di stelle», preambolo di una fine che «inesorabilmente» sopravverrà il 7   giugno 3017.

Quel giorno «la terra sarà urtata da una terra [...], si muoverà come un ubriaco, barcollerà, si spaccherà in due [...] e la gloria e la sapien­za e la ricchezza dei terrestri si dissolveranno nello spazio eterno, senza lasciare alcun segno di sé...».

Un «diluvio di stelle»

Tutto questo giungerà come una liberazione, ponendo termine a un periodo di siccità e di luce accecante che avrà ridotto gli uomini al livello di «animali randagi». Così descrive quest'era di desolazione il Ragno Nero per averla veduta «nei cieli eterni» come in uno specchio:

La notte sarà una madre avara. Una perenne luce diurna brucerà gli occhi. Si essiccheranno le sorgenti e il vento trasporterà sabbia infuocata dovunque. Le foreste  diventeranno deserto, le città saranno come cimiteri abbandonati. I figli degli uomini non saranno più uomini, ma esseri irriconoscibili, vaganti come animali randagi. Lento e silenzioso sarà l'ultimo tempo dell'uomo. Appariranno e scompariranno nei cieli corpi senza nome, lasciando una scia d'ombra e di luce. La terra si aprirà come un cadavere in putrefazione, dalle cui ferite uscirà fumo e veleno...

Anche per il Ragno Nero, dunque, come per il monaco Sean e altri veggenti di un'epoca nella quale il disastro ecologico non era preve­dibile, la fine del mondo sarà preceduta da un degrado mortale del­l'ambiente. L'uomo ne sarà avvelenato, attraverso un'assimilazione lenta e dolorosa, che provocherà un vero e proprio processo di tra­smutazione genetica, rendendolo irriconoscibile rispetto a ciò che era un tempo. Entrambi i monaci concordano infine nel prevedere per gli ultimi eredi della specie umana un futuro di alienazione e di silenzio, incomunicabilità e solitudine.

Discendendo a ritroso da quest'epoca di orrore ai nostri giorni si scopre che, per quanto procrastinata di un millennio rispetto alla più diffusa opinione di quei veggenti che l'avevano posta intorno al Duemila, la fine del mondo è già iniziata. Si tratterebbe, secondo il Ragno Nero, di un processo contrassegnato da fasi alterne di ripresa e ricaduta, progresso e degrado, destinato a concludersi comunque alla scadenza da lui indicata del 3017. Abbiamo visto in che modo. Vediamo ora attraverso quali passaggi dovrebbe arrivarci la storia.

Ascesa e disfatta del «principe nero»

Gli ultimi anni del secolo XX segnano per il Ragno Nero «la demoli­zione del Tempio», cioè della Chiesa cristiana. L'anticristo, che chiama «il principe nero», sarebbe già nato nel 1966 e avrebbe iniziato la sua predicazione nel 1996, al compimento del trentesimo anno, proponen­do alle masse leggi subdole e allettanti: «Godete fino all'ebbrezza e sarete felici, adorate Cesare e sarete esaltati, rubate e sarete onorati...». Ma la cosa più sorprendente è che questo principe infernale sarebbe insediato con la sua corte proprio in Vaticano: «Terrà banchetto all'om­bra del cupolone e migliaia di pescatori [di anime, si suppone, quindi preti] incenseranno la sua mano [...] che benedice e distrugge».

Se ne potrebbe dedurre che tra l'anticristo e il papa esista una stretta intesa. Non è una ipotesi nuova: molti testi apocalittici - e gli stessi messaggi mariani di questo secolo, a cominciare da Fatima - denun­ciano un simile rischio.

Ma il Ragno Nero propende per l'eventualità di una soggezione del pontefice all'anticristo più che di una complicità vera e propria. Sostiene infatti che nel 1997 «Pietro sarà rinchiuso in una tana, sor­vegliato dal vecchio lupo». Sarà dunque ostaggio, non alleato, del «principe nero».

La parola di quest'ultimo germoglierà, mentre il legittimo pastore non avrà più alcun potere sul suo gregge. L'ordine naturale delle cose sarà sovvertito: il pastore si nutrirà dell'erba amara dei prati e le pecore siederanno a tavola «di fronte al fiasco di vino e al formag­gio». E non dovranno rientrare la notte all'ovile, poiché il pastore «non avrà più il cane» per condurcele.

«Non ci saranno custodi. Ci saranno però ancora padroni». Che vuol dire? Che governeranno gli adepti del «principe nero», dispensando promesse che non potranno mantenere, anche per la loro inattitudine al comando.

«Prendetevi il grano», diranno alle masse i nuovi capi, «e il grano diventerà cenere. Prendetevi la luce, e la luce diventerà tenebra. Prendetevi la casa del padre, e sui muri compariranno le crepe dei secoli...».

Dovrebbe iniziare in tal modo - nel 1998, scrive il monaco bavarese - la vera e propria «demolizione del Tempio». Sulle sue mura «si apriranno rughe millenarie», mentre «i pilastri si piegheranno come canne al vento».

Ci sarà una diaspora che frantumerà il popolo cristiano in «duemila sorelle», cioè conventicole, sette o anche autentiche comunità di pre­ghiera, ma «solo alcune vestiranno di vera luce». E nel 1999, anno della «resurrezione di Caino», l'anticristo celebrerà la sua vittoria: «Verrà sulla terra il figlio del male, e sarà l'alfiere del principe nero [...] Verdi stendardi trionferanno nel vento [è la tinta dell'integrali­smo islamico, e della bandiera di Libia] e Caino asciugherà il suo coltello in un vessillo dai colori del latte e del sole [la bandiera del Vaticano è bianca e gialla]. La parola del principe nero è una tempe­sta che travolge la nave [tradizionale metafora della Chiesa], una fol­gore che spezza la quercia [raffigurazione del potere laico]...».

Ma nell'anno stesso della sua apoteosi il «principe nero» verrà tradito e venduto «per trenta fiori appassiti». In questo, come vuole la tradizione millenaristica, la figura dell'anticristo è speculare nel male a quella del Cristo: è tradito a trentatré anni, e anche lui per trenta denari, efficacemente simboleggiati da effimeri fiori senza vita.

Saranno quegli stessi «uomini verdi» che l'avevano acclamato a «tendere una trappola a levante [ricorre ancora una volta il riferimen­to alla terra islamica] nella quale il grande principe della notte cadrà e sarà legato con corde, com'è d'uso fare per gli sciacalli».

Ed eccoci al Duemila, anno della «gloria del fuoco». Esploderà a questo punto una guerra devastante e fulminea, da potersi scambiare per la fine del mondo, ma non sarà la fine, bensì una prova indispen­sabile per il conseguimento di «una pace solenne, una pace maestosa, illimitata, senza orizzonti...».

Come prova, sarà tremenda ma talmente rapida da non lasciare agli uomini «nemmeno il tempo di alzare gli occhi al cielo». Diversa­mente dalla vera fine del mondo, che sopravverrà «lenta e silenziosa» mille anni più tardi, questa sarà «fugace come un lampo». Si avrà l'impressione che tutto sia finito, e inutilmente gli uomini «cerche­ranno di aggrapparsi al fuscello vagante che fu la barca di Pietro». Saranno trascinati verso il mare, dove sprofonderanno in un'acqua di fuoco «e nella fiamma si concluderà un'era». Ci saranno tuttavia «quattro frastornati superstiti sulle macerie di due­mila anni», i quali «capiranno che tutto è stato solo un sogno amaro». Capiranno inoltre che non era nella gloria ma nella ricerca della pace il senso vero della vita. Ad essi sarà affidata la ricostruzione del «tempo nuovo», con la raccomandazione di liquidare tutto ciò che potrà essere distraente o dannoso rispetto alle necessità reali dell'esistenza:

Fate che l'ulivo rinverdisca, ma bruciate la rosa.

 

L'intesa tra Satana

e la Chiesa,

preconizzata

e paventata da tutte

le profezie apocalittiche

 

 

 

Una tragedia dell'autodistruzione

Inizia dopo il Duemila, per i sopravvissuti alla «gloria del fuoco», un cammino di rinascita e di, purificazione, che comporterà nuove prove e molti «trionfi»: nel bene (trionfo dell'amore, del bello, del sapere) come nel male (trionfo di Caino, di Giuda, del sangue), fino al declino estremo e al «diluvio di stelle».

Sostiene il Ragno Nero che il cammino dell'uomo nel terzo millennio attraverserà tre fasi, molto meno idilliache di quanto si sarebbe indotti a credere ascoltando certe rassicuranti farneticazioni della new age sull'età dell'Acquario.

Ci sarà una fase costitutiva della nuova società, che si compirà nell'arco di centosessant'anni, così suddivisi: paura nel primo decennio  (2001-2010), riequilibrio nel secondo (2011-2020), ripresa nel terzo (2021-2030), follia nel quarto (2031-2040) e nuova ricaduta negli anni restanti (2041-2160). Seguirà il tempo dei trionfi, che durerà per quattro secoli e quattro decenni, determinando un evolversi dell'umanità verso mete mai sfiorate, simbolicamente rappresentate dall'apoteosi della donna (2161-2200), del guerriero   (2201-2250), del sole (2251-2300),   del padre (2301-2350),   dello spazio (2351-2400),  della carne (2401-2450), dell'amore (2451-2500),  della bellezza (2501-2550)  e della conoscenza (2551-2600). Altri trionfi meno esaltanti determineranno a partire da questo momento l'avvio della parabola discendente, destinata a concludersi nel «diluvio di stelle». Trionferanno prima che il mondcj) finisca le catene (2601-2650), la notte (2651-2700), poi Caino (2701-2750), Giuda (2751-2800), e il sangue (2801-2850), la peste (2851-2900), la morte (2901-3000).

Se si vuole dare un senso a ciò che l'ignoto monaco bavarese ha lasciato scritto, le sue profezie vanno lette come tragedia dell'autodistruzione umana. Tutto ciò che di male dovrebbe accadere secondo il Ragno Nero nei tempi a venire non è dovuto a un inesorabile destino, ma al comportamento dell'uomo è alle sue scelte. Non è una fatalità ma un castigo, o quanto meno la conseguenza della dissennata presunzione umana di poter dominare l'universo. Il che induce a intravedere oltre le nebbie dell'apocalisse da lui prospettata - come di qualsiasi altra, del resto - un margine di salvezza, una possibilità d'intervento dell'uomo sui propri destini.!

È lo stesso messaggio che può cogliersi nella rivelazione di Giovanni e nel pagano crepuscolo degli dèi germanici, nella premonizione virgiliana sulla nuova età dell'oro e nelle apparizioni mariane. Significativa in tal senso è la sorprendente intensificazione di queste ultime in età recente, nonostante la manifesta riluttanza delle autorità ecclesiastiche ad accreditare il fenomeno come evento sovrannaturale. Tutte hanno in comune, insieme alla severità del verdetto sulla fine ormai incombente, il monito accorato all'umanità perché cambi, scongiurando in extremis la catastrofe mediante la conversione e la preghiera.

Anche nelle più lugubri e irremissive premonizioni del Ragno Nero, d'altronde, compaiono simboli che lasciano intravedere la possibilità di una rigenerazione senza ricaduta. Si possono attribuire valenze decisamente positive a momenti contrassegnati dal trionfo dell'amore, della bellezza, della conoscenza, che parrebbero riproporre in uno scenario futuro antiche armonie di segno ellenistico, rinascimentale, neoclassico. E se a questi momenti ne succedono altri di segno distruttivo, nei quali prevale la cultura delle catene e del sangue, ciò non è dovuto al disegno ineluttabile di un dio crudele ma alle pulsioni di morte che l'uomo coltiva e realizza in se stesso. Sono stimoli ai quali si può, volendo, resistere. Dal fatto che ciò accada o meno dipende «la sorte dell'uomo», non da una predestinazione perversa.

E su questo, tutto sommato, conviene lo stesso Ragno Nero, quando riconosce che l'uomo è «attore del tempo che scompare» e la sua mente è «come un campo di grano, le cui spighe sembrano uguali ma sono diverse», tali cioè da poter produrre o negare il proprio frutto in base a un progetto di libero arbitrio.

Trionfi di morte

L'uomo destinato ad attraversare questo millennio di «trionfi» - e poi, secondo il Ragno Nero, soccombere - sarà dotato di sette sensi invece che cinque, grazie ai quali «dominerà la materia». Si tratterà di sensi con ogni probabilità telepatici, poiché gli consentiranno di parlare «senza aprire bocca» e viaggiare «restando fermo». Le sue ricerche lo porteranno a ritenere di avere scoperto «la casa dell'anima», che per come viene descritta dal veggente assomiglia a Internet, «la madre di tutte le reti», ma con effetti destabilizzanti per lo spirito, che ne resterà turbato. Progredirà la medicina e «molte malattie guariranno toccando con uno spillo d'oro il cervello», grazie anche al recupero di un sapere perduto: «ritorneranno molte parole scomparse, risorgeranno molte cose sepolte, per morire ancora».

Si acuiranno insieme alle doti telepatiche le potenzialità medianiche del cervello, consentendo a chiunque di «sentir parlare i morti». Verranno abbattute le barriere tra la vita e la morte, provocando una certa confusione, poiché «ci saranno uomini vivi che crederanno di essere già morti e uomini morti che crederanno di essere ancora vivi».

Non contenti di operare prodigiose guarigioni, i detentori del potere scientifico interverranno sulla natura umana producendo sensazionali mutazioni, ma «l'uomo modificato dall'uomo [attraverso esperimenti di ingegneria genetica, si direbbe] sarà un mostro». Un mostro che potrebb'essere l'immagine speculare dell'uomo da cui sarà tratto, perché clonato.

Sarà necessario, per porre fine a simili orrori, l'arrivo dal cielo di un profeta «su un carro trainato da quattro leoni».

Ci sarà nei primi tempi della rigenerazione una ripresa del senso religioso e «l'uomo ritornerà a parlare con l'unico suo Signore, che è nei cieli». Sorgeranno nuove chiese, altre verranno distrutte.

«Dio conosce tutte le lingue», scrive il veggente, «e non ha bisogno di interpreti». Se ne desume che l'urgenza di preghiera coinvolgerà tutti i popoli.

Non basterà, tuttavia, a impedire che il genio scientifico si spinga fino all'estremo limite dell'autodistruzione, elaborando l'arma che porterà alla definitiva estinzione del genere umano. Quest'arma sarà già pronta negli anni del «trionfo del sole», grazie probabilmente alla riscoperta dell'energia nucleare. Andrà perfezionandosi nei secoli successivi, attraverso nuove guerre, che cancelleranno gli effetti purificatori del fuoco, riportando tra gli uomini l'odio e le più deteriori passioni. Fino al definitivo tramonto.

Inutilmente, al volgere del 2900, gli ultimi sapienti ancora dotati di un barlume di ragione andranno predicando nuove vie di salvezza, poiché «tutte le strade porteranno alla grande fornace, dov'è stato celebrato l'eterno matrimonio tra il ghiaccio e il fuoco...».

La fine inizierà «nella valle degli ultimi saggi, dove Cesare lasciò le sue impronte», probabilmente l'Egitto ma forse anche la stessa Roma. Lì «cadrà una stella enorme, e dove prima verdeggiavano le piante si aprirà un immenso cratere». Invano tre cavalieri partiranno da un luogo che il monaco chiama la Nuova Roma «per cercare la vita». Saranno fermati da una stella «sulla strada che conduce al piccolo colle», dove assisteranno a un orrendo spettacolo: «Uomini toglieranno la pelle ad altri uomini e molte madri sbraneranno le loro creature».

Il calendario dell'umana follia

L'inquietudine suscitata dalle profezie del Ragno Nero in età moderna, a partire dal secolo scorso, si spiega con i riscontri su fatti già avvenuti, da lui previsti a scadenze precise. A differenza di altri veggenti del passato, infatti, e dello stesso Nostradamus, l'ignoto monaco bavarese provvide a inquadrare le sue visioni in un impeccabile schema cronologico, elaborando un calendario che consentisse l'accesso all'esatto contesto storico di ognuna senza dover ricorrere a speciali chiavi.

Si è così potuto constatare che aveva previsto la migrazione dei puritani denominati pilgrim fathers dalle coste inglesi a quelle americane (1620), la decapitazione di Carlo I d'Inghilterra (1649), la costituzione degli Stati Uniti (1776), la Rivoluzione francese (1789), l'incoronazione di Napoleone imperatore (1804) e la sua morte (1821), la fuga di Pio IX da Roma (1848), il regicidio di Umberto I (1900), la Rivoluzione russa (1917), le due guerre mondiali e via dicendo, per citare solo alcune delle sue memorabili istantanee sulla storia.

Per ognuna di queste predizioni si era servito di espressioni simboliche ma pertinenti, di facile interpretazione, caratterizzate in certi casi da una lirica trasparenza. Vediamole.

Scrisse che un fiore sarebbe scivolato sull'acqua «fino a raggiungere la sponda deserta», ed è quello che accadde agli esuli puritani che raggiunsero nel 1620, come da lui indicato, la costa selvaggia del Massachusetts a bordo di una nave dal nome Mayflower, ovvero "fiore di maggio".

Previde che il 1649 sarebbe stato «un anno di sangue per San Giorgio», patrono d'Inghilterra, e quell'anno venne decapitato re Carlo dopo avere aggiunto «nuove foglie sull'albero, già morte»: le foglie cui si riferiva erano le modifiche apportate dal sovrano al rituale della chiesa anglicana, tendenti a restaurare i fasti esteriori del cattolicesimo, ormai soppressi. Aggiunse che dopo l'esecuzione le mele avrebbero preso il posto dei contadini nell'aratura del campo: rimasero infatti a gestire il potere le "teste rotonde", com'erano chiamati i seguaci del dittatore Cromwell con un'espressione che sembrava evocare la forma di una mela.

Associò il 1776 alla nascita di una grande nazione «su di un tappeto di stelle», e il 4 luglio di quell'anno a Filadelfia fu costituita la federazione americana, la cui bandiera stellata simbolizza l'insieme degli Stati membri. Volle precisare che la libertà sarebbe esplosa «al tredicesimo tocco della campana», e votarono infatti gli esponenti delle tredici colonie in lotta per l'indipendenza, ognuno salutato da un rintocco.

Vide la fastosa reggia di Versailles sconvolta nel 1789 da «un turbine di sangue tra i broccati», e il 5 maggio si riunirono nei suoi saloni gli stati generali, in rappresentanza del clero, della nobiltà e del popolo (terzo stato), indicati nella profezia come «tre lupi famelici, pronti a sbranarsi tra loro». Esplose poco dopo l'insurrezione e la Bastiglia fu presa.

Disse che nel 1804 un'aquila sarebbe salita sull'altare per ricevere una corona «da una mano inanellata», ed è quanto avvenne nella cattedrale di Notre-Dame, dove Napoleone fu consacrato imperatore da Pio VI. L'aquila era il suo emblema, ma ciò che più colpisce nel testo profetico è il verbo usato per descrivere la dinamica dell'evento: non è detto che il papa avrebbe incoronato l'aquila, come sarebbe stato corretto, ma che gli avrebbe offerto materialmente la corona. Le cose si svolsero infatti secondo un rituale insolito: il papa non pose la corona sul capo di Bonaparte, ma gliela consegnò, e lui se la mise in testa da solo, con le proprie mani.

Dell'aquila napoleonica il Ragno Nero previde anche la «morte sull'acqua», in un'isola sperduta nell'oceano, il 5 maggio 1821. Ma vide pure sorgere nell'arco di quel medesimo anno, per poi tramontare in fretta, una grande illusione di libertà «nella Terra di Pietro», come chiama nel suo lessico l'Italia. Ed ecco i fatti: un'insurrezione Carbonara in Piemonte costringe Vittorio Emanuele I ad abdicare in favore del fratello Carlo Felice, in assenza del quale il reggente Carlo Alberto concede la costituzione, ma è sconfessato dal re, che la revoca e chiede agli austriaci di intervenire. Carlo Alberto è indicato come «la stella» delle speranze liberali, ma non è un astro fulgente: per i suoi dubbi e i suoi ripensamenti il profeta lo definisce «stella pallida e fugace, dalla luce incerta», anticipando il giudizio di quanti lo bolleranno di fronte alla storia come «italo Amleto» (Carducci) e "re Tentenna".

Sempre nell'ambito risorgimentale italiano, il Ragno Nero tracciò una cronaca dettagliata di quanto sarebbe accaduto a Roma nel 1848, con la fuga di Pio IX a Gaeta dopo l'assassinio del suo ministro Pellegrino Rossi: «Mentre la luna cala, Bruto colpirà ancora [Bruto è sinonimo di delitto politico, in nome della libertà] e il sangue cadrà sulle millenarie pietre che Pietro si lascerà dietro». Ma non saranno solo pietre quelle che il papa si lascerà alle spalle disertando il proprio posto: «Pietro si lascerà dietro le formiche [cioè il popolo] per rifugiarsi in un nuovo ovile adorno di pietre preziose». È evidente la riprovazione del veggente per il comportamento del pontefice. Il seguito della profezia descrive l'approccio del popolo con il potere: «Tre gradini separeranno le formiche dal portone». Venne proclamata infatti, tre mesi dopo, la repubblica romana, retta da un triumvirato. Il «portone» è quello che Oggi si chiama giornalisticamente "palazzo", cioè la sede del potere politico. I «tre gradini» possono indifferentemente indicare i tre mesi che ci vollero per instaurare il nuovo regime, o anche i triumviri (Mazzini, Armellini e Saffi) che fecero da filtro alle istanze popolari.

La guerra di Secessione americana fu tra gli scenari descritti con particolare sgomento dal Ragno Nero, che vide addensarsi nel 1861 «nubi contro nubi nella Terra Nuova [americani contro americani] per scatenare una tempesta sotto il medesimo cielo». Il profeta ricorse anche in quest'occasione alla metafora delle stelle, da lui già usata per indicare gli Stati Uniti. Scrisse che parte di queste stelle avrebbero scelto «la via della polvere», cioè della disfatta, come fu per gli Stati secessionisti, che riuscirono comunque a «brillare per la prima metà della notte». Ottennero infatti delle vittorie all'inizio, ma furono costretti alla resa dopo un bagno di sangue «nell'anno dell'alloro» (1865). V'è una sorta di pietosa simpatia, da parte del monaco, per questi sfortunati protagonisti di una guerra che non fu da loro combattuta in difesa dello schiavismo, come superficialmente si tramanda, ma dell'autonomia sudista dal potere centrale di Washington: li chiama nell'insieme «il fiore reciso», con riferimento forse alla rosa gialla del Texas, simbolo immortalato da una canzone molto cara all'immaginario secessionista.

La Terra Nuova ricorre anche in una profezia d'interesse italiano, relativa all'assassinio di Umberto I, avvenuto a Monza il 29 luglio 1900. Dalla Terra Nuova giunge infatti «il corvo per il grande funerale», cioè l'anarchico Gaetano Bresci, proveniente dalla città di Paterson, nel New Jersey. Ma non è l'unico particolare sorprendente di quanto il Ragno Nero scrisse con tre secoli di anticipo sulla «corona insanguinata» di questo Savoia. Raccontò infatti in una profezia precedente, riferita al 1897, che una serpe avrebbe fatto «un salto da una siepe» con l'intento di far cadere una stella, la quale sarebbe rimasta invece «alta nel cielo». E il 22 aprile di quell'anno, mentre Umberto si recava all'ippodromo delle Capannelle, a Roma, un giovane balzò da una siepe ai margini della strada sul predellino della carrozza colpendo il re con una pugnalata, senza però ferirlo gravemente. «Il veleno non sarà mortale», aveva detto il veggente, e Umberto sopravvisse al morso della «serpe». Per poi morire tre anni dopo a Monza, fulminato dal revolver del «corvo» giunto dalla Terra Nuova.

 Sul filo dell'eternità «tra fuoco e fuoco»

Emergono dalle profezie del Ragno Nero per questo nostro secolo i fantasmi della prima e della seconda guerra mondiale («una pianura di croci» e «una pioggia di sangue»), della rivoluzione russa («il grande incendio»), della guerra civile spagnola («un grande tappeto disteso per la preghiera dei morti») in un succedersi di stragi senza soluzione di continuità, senza tregua «tra fuoco e fuoco», senza pausa «tra sangue e sangue». E tutti vi sono coinvolti: i dittatori con le loro ideologie di morte (Hitler, Mussolini e Stalin sono «tre lupi famelici2 che si addentrano nella foresta [del mondo] con le loro tre orde sanguinarie») ma anche le democrazie con le loro pavide ipocrisie (i tentativi diplomatici di prevenire il massacro sono «una macabra danza di scheletri») e lo stesso pontefice, che con i Patti lateranensi «apre la porta» per mero interesse al fascismo.

Il Ragno Nero è severo sulle scelte di Pietro nel tragico frangente della guerra: di fronte alla «girandola di sangue» la politica del papa è «bianca come il latte di una giovenca ma astuta come una lucertola al sole». Latte e sole, bianco e oro, come i colori della bandiera vaticana.

Stringata ed essenziale, per quanto concerne l'Italia, è la sintesi della parabola fascista: l'emulo di Cesare «parte in sella a un cavallo rosso, che diventerà nero, per poi affogare nella corrente del fiume dalle tre foci». Mussolini esordisce come socialista (rosso) per poi diventare fascista (nero) ed essere travolto dalla sconfitta del Tripartito, l'alleanza Roma-Berlino-Tokio, simbolicamente raffigurata dalle tre foci di un medesimo corso d'acqua.

Affogò nei medesimi flutti il più sinistro e tirannico dei suoi alleati. Così descrive il Ragno Nero la fine di Hitler: «La tana del lupo sarà ridotta a un cumulo di macerie, che saranno divise da una spada». E questa fu la sorte di Berlino, sotto le cui rovine fu sepolta la follia del dittatore nel suo bunker. La spada dei vincitori divise in quattro la città e la nazione.

2 II Ragno Nero si serve qui, per definire i tre dittatori, della stessa espressione usata per gli stati generali riuniti a Versailles nel 1789. Ricorre spesso nel linguaggio dei veggenti una medesima definizione in riferimento a situazioni analoghe, o tali nell'immaginazione dell'autore. E in genere un indizio che la paternità dell'opera sia effettivamente attribuibile a un'unica mente.

Nella spirale del «nazismo magico»

Si deve paradossalmente al nazismo il rilancio dell'interesse intorno alle profezie del Ragno Nero in questo nostro secolo.

Sembra che i manoscritti originali fossero andati perduti in gran parte all'inizio dell'Ottocento e dispersi tra vari proprietari, che in molti casi non ne compresero il valore. Ne vennero ritrovati alcuni in Francia e altri presso la biblioteca di Colonia sul finire del secolo. Sottoposti a nuovi studi, consentirono di avviare una moderna interpretazione dei loro contenuti sulla base dei riscontri relativi a quanto era avvenuto in precedenza. I risultati di tali studi dovettero però mettere in allarme negli anni Trenta i circoli esoterici nazisti, morbosamente sensibili a ogni forma di magia e divinazione, che colsero evidentemente il significato catastrofico degli eventi riferibili al futuro della Germania.

Hitler era riconoscibile per «il lupo» destinato a scomparire sotto le macerie della sua tana, ed erano riconoscibili nel loro evolversi le vicende di una guerra che avrebbe gettato nella polvere le insegne del Reich. Fu quindi intrapresa dai servizi segreti una caccia serrata ai manoscritti ancora dispersi, condotta in sintonia con altre operazioni analoghe, tendenti alla scoperta di testi e reliquie che avessero un valore scaramantico guerriero, quali la lancia di Longino e perfino il santo Graal, come risulterebbe da scavi intrapresi a suo tempo nella Francia meridionale spiegabili con la convinzione diffusa tra molti occultisti che la mistica coppa fosse appartenuta agli eretici albigesi detti catari, ivi sterminati sette secoli addietro. Spedizioni archeologiche cercavano intanto nel Tibet le "prove" dell'originaria purezza della razza ariana, e in Egitto le chiavi dell'antico sapere.

Non si sa se le restanti profezie del Ragno Nero furono mai ritrovate, ma sta di fatto che nel 1938 venne affidato a uno studioso di nome Ludwig Birzer, dalla Gestapo, l'incarico di rielaborare la materia traendone nuovi significati. In realtà, gli esponenti del «nazismo magico» e lo stesso Hitler erano animati nei confronti di questo insolito veggente da intenti contraddittori: volevano da un lato cancellare certe sue profezie, per ciò che se ne poteva desumere sui destini della Germania, ma anche valorizzarne il messaggio complessivo e rilanciarlo, trattandosi dell'opera - geniale a suo modo, unica nel suo genere - di un autore tedesco.

Lo Schwarze Spinne poteva essere in realtà strumentalizzato come tipica espressione culturale di una germanità leggendaria, sensibile ai miti e alle ubriacature visionarie, in grado di gestire disinvoltamente - ma con ordine esemplare, quasi maniacale - la propria naturale vocazione al dominio di poteri sacromagici. Poteva surclassare nell'immaginario europeo la fama del francese Nostradamus, contrapponendo alle sue Centurie, così ermetiche, così inaccessibili, una summa profetica imponente per mole oltre che per semplicità espressiva, cura dei dettagli, regolarità cronologica.

Fu così che le sue profezie, rilette e purgate dal professor Birzer, vennero divulgate alla vigilia del secondo conflitto mondiale, ottenendo un ragguardevole successo popolare. Il «lupo famelico» nel quale poteva identificarsi Hitler era stato trasformato in «nuova stella», e molti tragici particolari della imminente storia tedesca erano stati manipolati in modo da potersi riferire ad altre nazioni, ma nell'insieme l'opera del Ragno Nero veniva fedelmente - ed efficacemente - tramandata.

Quale possa essere stato nella sostanza l'intervento concordato tra Ludwig Birzer e la Gestapo su quegli scritti non si saprà mai, poiché qualche anno dopo lo studioso restava ucciso in un bombardamento. O vittima dei servizi segreti, che ne mascherarono così l'omicidio.

La riappropriazione tedesca del mito profetico legato al monaco bavarese non fu operazione da poco. Gli inglesi se ne erano impossessati da tempo, inserendolo fin dal Settecento nel loro patrimonio folklorico e leggendario. Ne furono attratti soprattutto gli scozzesi, presso i quali divenne popolare con il nome di Foreteller Monk, cioè "monaco veggente". Fu anche chiamato con valenza più diabolica Wizard Monk, ovvero "monaco mago", e invocato per le stregonerie più stravaganti.