R. BASCHERA - Armenia
Le rivelazioni di Gesù al
pontefice sul futuro dell'umanità
LE
PROFEZIE DI PIO XII
Una valanga di dolore
NO, NON È NELLA RIVOLUZIONE
LA SALVEZZA VOSTRA!
«Di fatto il popolo
lavoratore rimane legato al capitalismo di Stato...».
Nel giorno della Pentecoste del 1943, Pio XII parlò agli operai,
affrontando con parole chiare «il pericolo incombente del comunismo».
Sono parole che si ripeteranno con una certa insistenza anche
in altri discorsi, perché il pericolo comunista andrà aumentando nel tempo e
finirà per coinvolgere soprattutto le persone semplici, le persone
che non erano capaci di vedere «altra alternativa al capitalismo... senza
considerare che il comunismo finisce per creare il peggiore dei capitalismi: il
capitalismo di Stato».
«I comunisti», disse il Pontefice nel discorso di Pentecoste del
1943 «... sono falsi pastori poiché danno a credere
che la salvezza deve procedere da una rivoluzione che tramuti la consistenza
sociale... La rivoluzione si vanta di innalzare al potere la classe operaia:
vana parola e mera parvenza di impossibile realtà! Di fatto voi vedete che il
popolo lavoratore rimane legato e stretto alla forza
del capitalismo di Stato... No, non è nella rivoluzione la salvezza vostra!».
Pio XII vedeva, anche per l'Italia, la meta finale del comunismo: il capitalismo di Stato. E questa netta
visione l'aveva soprattutto quando una frangia della
Democrazia Cristiana iniziò a coltivare «vaghe simpatie per una democrazia
rossa».
Dieci anni dopo, un giornale della capitale usò per la prima
volta il termine «comunista-cristiano». E la reazione
del Pontefice fu immediata.
«Il cristiano non potrà mai essere comunista!» esclamò.
E non
poteva essere che così, anche perché nel 1949 i comunisti erano stati
scomunicati.
«La scomunica», dichiarò allora un componente
della Sacra Congregazione del Sant'Uffizio «è una diga, per la difesa della
Chiesa, della fede...».
Alla luce della storia futura, si potrebbe dire
che il crollo del sistema comunista sia iniziato da questa scomunica.
Fu un provvedimento criticato da molti, ma che pose il cristiano
davanti a una chiara, netta scelta: con Cristo o
contro Cristo!
Si avrà un nuovo ordine sociale solamente dopo il Duemila
«Si dovrà superare il
Millennio, prima che possa concretizzarsi una nuova giustizia sociale».
Nel radiomessaggio natalizio
del 1943 appare, seppur velata, la speranza di un nuovo ordine sociale, «in
difesa dei diritti della persona».
La guerra è nella «fase
acuta». Ma Pio XII «vede» oltre. E
parla già di ricostruzione e di ricerca di «una giustizia sociale».
Nel gennaio 1944, ritorna
sull'argomento, dicendo che: «I tempi saranno lunghi,
o meglio... saranno brevi i tempi di ricostruzione delle case, mentre saranno
lunghi i tempi di ricostruzione di un nuovo ordine sociale... Si dovrà superare il Millennio, prima che si possa
concretizzare una nuova giustizia sociale».
Poi, aggiungeva: «Molte
saranno le tensioni sociali, le lotte, gli egoismi, nei quali si troverà
coinvolta l'umanità... Avremo la pace, ma non si vivrà
la pace, perché tra le componenti sociali la lotta sarà aspra: costerà
sacrifici, dolori e sangue. E non approderà a nulla».
«Solamente quando verrà riscoperto l'uomo, si potrà impostare una nuova legge
di vita».
E poi, nelle parole del
Pontefice, c'è un riferimento ai due blocchi che si contendono il dominio del
mondo: «... Si dovranno superare aberranti dottrine economico-sociali, si
dovrà superare la rigida legge del profitto, per scoprire una legge che dia a
tutti gli uomini la possibilità di una vita
dignitosa... Non è ammissibile che da una parte manchi il pane e dall'altra si
sciupi il pane; non è ammissibile una diffusa povertà nascosta, dignitosa,
unica amara compagnia di tante, di troppe persone anziane».
Con queste parole, Pio XII tracciava
un quadro profetico sulla cruda realtà dei nostri tempi: una realtà che si
vuole nascondere e che verrà superata solamente con un
«nuovo ordine sociale», le cui radici troveranno fertile terreno
nell'insegnamento evangelico.
La
piazza Rossa sarà dedicata alla Madonna
«II Cuore Immacolato della
Vergine Maria salverà la Russia e la sua immagine verrà
portata sulla piazza Rossa di Mosca».
Alla vigilia del secondo
conflitto mondiale, Pio XII scriveva: «Preghiamo con animo semplice e
instancabile la soavissima Madre di Dio, che il popolo russo venera e
moltissimo ama, affinchè impetri per i desolati figli, nel più breve spazio di
tempo possibile, il magnifico dono di Dio: la libertà di professare la fede».
E nel 1952 consacrava al
Cuore Immacolato di Maria la popolazione della
Russia.
Fu allora che disse: «II
Cuore Immacolato di Maria salverà la Russia». E
ancora: «Passerà questo tempo e la fede ritornerà a splendere in Russia... Un
giorno la sua fulgida luce si vedrà da Occidente a
Oriente».
Questo vaticinio s'incrocia
con altre due profezie. Il martire polacco Massimiliano Kolbe, parlando a un gruppo di amici disse: «Vedrete un giorno la statua
dell'Immacolata Concezione nel centro di Mosca; sarà eretta in alto, sul
Cremlino».
E c'è
anche il vaticinio del vescovo americano Sheen. «La piazza
Rossa», disse il presule «si chiamerà in un tempo non lontano dal Duemila,
piazza Bianca. Il martello e la falce faranno posto l'uno alla croce di Cristo
e l'altra alla mezzaluna sulla quale posano i piedi della Signora del cielo...
E la piazza Rossa sarà dedicata alla Madonna».
Su questa strada sono già
stati mossi i primi passi. Ma ci saranno ancora
grandi cambiamenti.
Pietro
getterà le sue reti in Polonia
«II popolo polacco
risorgerà... E sarà qui che Pietro getterà le sue reti».
In alcune lettere scritte da
Pio XII all'episcopato polacco, si scorge «l'ansia del veggente», per i grandi
«disegni che avrebbero posto la Polonia al centro del
mondo».
Quando il 17 settembre 1939,
Stalin pugnalò alle spalle i polacchi e poi si
spartì, assieme con la Germania nazista, la Polonia, il Pontefice disse: «I tempi
saranno duri, ma il popolo polacco risorgerà... E
sarà qui che Pietro getterà le sue reti».
Il vaticinio si avverò molti
anni dopo, quando al soglio di Pietro salì un cardinale polacco: Karol Wojtila.
Ma, prima di arrivare a questo, la Polonia conobbe le
privazioni, la sofferenza, l'umiliazione e le persecuzioni.
Nel 1953 il vescovo Wyszynski
venne imprigionato. E nelle
carceri finirono molti religiosi, accusati di cospirare contro il regime.
Ma Pio XII
aveva la certezza della «resurrezione» del generoso popolo polacco. Durante
un'udienza, papa Pacelli ricordò l'inno polacco «della speranza». E disse «che la speranza doveva diventare certezza, perché
gli occhi della Chiesa guardavano con amore la terra polacca».
Alla fine esclamò: «No! La Polonia non è finita. Scriverà ancora mirabili pagine di
storia...».
Sono parole profetiche che però, in quel tragico momento, non era facile capire.
Dobbiamo
prepararci ad affrontare il grande freddo e il grande
caldo
«Negli anni futuri, si
registreranno profondi cambiamenti climatici: sarà bene pertanto prepararci ad
affrontare il grande freddo e il grande caldo».
Nell'inverno 1944-45 venne a
mancare il riscaldamento anche nell'appartamento del Pontefice. La mancanza di
carbone costrinse a rimanere al freddo tutti gli
uffici della città del Vaticano aperti al pubblico.
Una nobildonna
dell'aristocrazia nera, venuta a conoscenza della situazione, inviò al
Pontefice un termoforo. Ma il Santo Padre si rifiutò di usarlo
poiché riteneva che non fosse giusto rimanere al caldo, mentre tante
persone soffrivano il freddo.
E un
giorno, quando andò a rendergli omaggio l'editore del periodico cattolico Feurreiter,
Hans Strutti, ricordò che: «Durante l'infanzia e l'adolescenza, nella casa
paterna mancava il riscaldamento... In un solo locale ardeva
un piccolo braciere. E qui si raccoglieva in
determinate ore della giornata l'intera famiglia».
In altra occasione ricordò
che: «... Dobbiamo prepararci ad affrontare il grande
freddo e il grande caldo».
Sono parole dal contenuto
profetico perché lasciano intendere che «negli anni futuri si registreranno
cambiamenti climatici nel ciclo delle stagioni».
Questo vaticinio ha dei
riscontri in altri messaggi profetici, dove si dice
che: «... Scompariranno le stagioni intermedie e si arriverà al giorno in cui
l'inverno sposerà l'estate». E ancora: «II brusco
passaggio dal freddo al caldo, e viceversa, provocherà
pestilenze. E molti ne soffriranno».
Se analizziamo attentamente
il clima e il ritmo delle stagioni e se consideriamo le lesioni provocate dai
gas alle fasce di ozono che avvolgono la terra,
possiamo ipotizzare di essere già entrati nel tempo in cui le stagioni
intermedie scompariranno «perché assorbite dal grande freddo e dal grande
caldo».