CRONACA DEL SEMINARIO SULLA PASSIONE DI CRISTO IL GIORNO 25 FEBBRAIO 2005

COME 2000 ANNI FA, A GERUSALEMME,  IL CRISTO…

2000 anni fa, a Gerusalemme, un uomo – Gesù di Nazareth, scuoteva le strutture del potere politico e religioso, prima con la parola e dopo con la sua Passione e morte.  Oggi, le ore che precedettero e  accompagnaronno  questo crimine, perché senza dubbi si è trattato di uno dei primi crimini politici della storia dell’uomo- sono state tradotte  in linguaggio cinematografico nel film di Gibson “La Passione di Cristo”, scuotendo la coscienza dell’uomo moderno veramente come un segno che non può passare inavvertito, specialmente in questi tempi e non per caso.

Giorgio Bongiovanni, stigmatizzato, un pomeriggio di febbraio del 2005, davanti ad oltre 500 persone, nella città di Montevideo, ha approfondito questi eventi nel corso del suo terzo seminario da quando si è stabilito in Uruguay.

E’ risultato impossibile per tutti i presenti ignorarlo come portatore di segni strettamente collegati… con il figlio di Dio, crocifisso… con Gesù nell’orto degli ulivi, che in assoluta solitudine e sudando sangue, accettava da suo Padre il patimento di un calvario inimmaginabile e di una morte atroce, però di intenso significato universale, per salvare il salvabile.

Nei nostri giorni, Giorgio, stigmatizzato a Fatima, - che ovviamente non è il Cristo manifestato  risulta essere uno strumento divino che con la sua sola esistenza e la sua opera, rappresenta uno dei sentieri che ci conduce verso la salvezza dello spirito.

La metodologia divina, intrinseca di saggezza, in quei giorni del calvario di nostro Signore, lasciò i suoi insegnamenti più incisivi  con il suo sacrificio per l’umanità.  Insegnamenti che perdurano fino ai nostri giorni.  

A secondo delle epoche, la passione di Cristo  è stata affrontata in diversi modi e interpretata in diverse maniere.

Ma ciò che è più importante è che la sofferenza di Gesù, il Maestro, non è stata  vana.

Ed è chiaro che, nonostante le barbarie della nostra civiltà, non si sono esaurite le risorse divine per preparare il ritorno del Cristo e, ancora di più, per sollecitare le nostre coscienze.

A passo fermo, com’è abituale in lui, Giorgio fa il suo ingresso nella sala.

Mani sanguinanti, senza guanti.

Nessuna ovazione, perché il silenzio esprime  più di mille applausi.

Nel vederlo entrare per me è  inevitabile ricordare  la sanguinazione di quello  stesso pomeriggio…

E’  stata una delle 5 000 sanguinazioni da mani, piedi e costato, manifestate e vissute durante  tutti  questi 15 anni.

Sanguinazioni, che, pur con il conforto dei suoi fratelli, Giorgio vive in assoluta solitudine.  La solitudine imposta dal Cielo, imposta dalle circostanze che la metodologia di Dio disegna giornalmente per le nostre vite.

Con questo contorno, il seminario comincia a svilupparsi.  Pieno di sorprese, pieno di amore, per coloro che hanno risposto all’appuntamento e per  quelli  che lo hanno  convocato. Perché il compromesso è stato assimilato più seriamente, come seria è stata la posizione individuale di ognuno degli assistenti.

Tutti loro, sommersi nella “Passione di Cristo”, hanno riconosciuto aspetti di duemila anni fa.

Nell’orto degli ulivi Gesù è solo.

Oggi, duemila anni dopo, Giorgio ci parla di quel momento.

“Satana è sempre presente nei momenti più difficili della vita di Cristo.  Nell’orto degli ulivi la situazione non fu diversa.  Il serpente, che rappresenta la materia, è stata vinto da Cristo, il quale gli pesta la testa.  Perché?

Perché così il Maestro dimostra a uno dei grandi tentatori come  lo spirito vince la materia.

Qual è allora l’insegnamento dell’orto degli ulivi?

“Consiste nel fatto che il Cristo scende nella sua forma  totalmente umana e ci dice che ci comprende, perché siamo uomini e abbiamo debolezze.  Falliamo e sbagliamo.  Non riusciamo a  superare i problemi umani.  Perché lo Spirito e la Fede devono avere sempre la meglio sulla materia.  Per questo motivo Cristo pesta il serpente”.

Le parole rimbombano nella sala piena di persone. 

E continua:

“Quando lo Spirito governa la materia, nonostante le sue debolezze, l’evoluzione continua e va verso la morte.  Non in senso corporale, ma la morte dello Spirito incatenato nella materia.”.

Ma gli insegnamenti della materia non ricordano che ad ogni causa corrisponde un effetto?  Perché questa apparente contraddizione?  Perché nessuno interviene?   Nè gli angeli, nè il Padre, nè Cristo stesso?  Lui pensava che ad ogni frustata stava cancellando il karma di quella gente che lui amava.  E che ad ogni frustata Lui ci liberava dal nostro Karma.  Dai nostri peccati.  Lui  si è assunto i nostri errori sulle sue spalle”.

La crocifissione ha scosso i presenti dell’epoca così come oggi scuote il telespetattore, l’uomo comune, l’uomo spirituale.

Giorgio dice che: “...la croce che si leva in Cielo è l’ultima opportunità per quest’umanità.  Per salvarci, per evolvere, per cambiare e per pentirci,  per amore assoluto”.

E  quando avviene il drammatico momento in cui la Vergine s’incontra con suo Figlio Cristo, caduto sotto la pesante croce di legno e frustato dai soldati romani, il Figlio dell’uomo è contundente con sua madre, ma soprattutto è la sua consolazione.

“Madre, io adesso faccio le cose nuove”, dice il Cristo alla sua madre celeste, perché è il figlio che la consola”, questo è l’insegnamento.

E che succede dopo con la Resurrezione?

Giorgio approfondisce e ci dice: “...il terzo giorno Cristo risorge però non si presenta a tutta l’umanità.  Non si presenta al Sinedrio, nè al popolo di Israele, nè a Pilato che si lavò le mani. Non si presenta a nessuno.  Si presenta a Maria Maddalena, a Tommaso, perché non gli credeva e gli dice: “metti il tuo dito quì nel costato”.

Si presenta anche ai discepoli di Emmaus e si presenta agli undici apostoli, quindi  a poca gente.  Così poca gente che oggi, dopo 2000 anni, il popolo di Israele aspetta ancora Gesù, perché non credette in lui allora.  Perché Cristo, da un lato si fa crocifiggere per tutti noi e dall’altro lato non si presenta a nessuno.  E’ così che il Cristo ha redento tutti coloro che hanno messo in pratica tutti i suoi insegnamenti.  Dopo l’ultima cena, Cristo, nell’orto degli ulivi, chiede al Padre di preservare coloro che gli erano stati affidati e  tutti coloro che crederanno in loro.  Non gli dice di preservare tutti”.

In un altro momento del suo intervento Giorgio sottolinea che la resurrezione di Cristo “è l’inizio della manifestazione della Giustizia divina.  Fino alla sua crocifissione si è manifestato  l’Amore più grande di tutti gli amori.  Partendo dalla Resurrezione inizia la Giustizia divina,  2000 anni addietro fino ad oggi,  e nel mezzo della giustizia di questo Padre Divino, ogni tanto il Figlio manifesta segni di amore: apparizioni mariane, lacrimazioni, stigmatizzati, santi.  Stiamo vivendo il tempo della seconda venuta di Cristo.  Non verrà più con la croce.  Ritornerà con la Giustizia”.

Nel punto finale di una prolungata e  profonda citazione  delle più significative sequenze di un film pieno di simbolismi e di un linguaggio unico e integro, la sorpresa più grande è stata  ascoltare  Giorgio affermare che, nel rispetto dei maestri universali che sono venuti sulla Terra –come Budda, Maometto, Khrisna, Confucio, Zoroastro, etc. –considera , con il convincimento che gli è consueto che il Cristo è la manifestazione più grande di Dio che la Terra abbia ricevuto.

“Con tutto il rispetto che ho verso le altre religioni,”  aggiunge: “voglio dire che Cristo ha salvato anche agli Dei.  Ognuno di questi maestri universali – messaggeri divini che si incarnano, non furono perfetti, perche avevano le loro debolezze e con  il  sacrificio di Gesù,  Cristo, salvò anche coloro che si chiamano Dei, vale a dire i Maestri Universali.  ...Allora io penso che davanti  a questa Croce  Budda, Sai Baba, Confucio …e tutti noi dobbiamo inginocchiarci e dire: grazie Signore.  Perché Cristo ha salvato  tutti e perché Cristo non si è seduto in una poltrona di oro, nemmeno si è circondato da un potere politico temporale e istituzionale.  Cristo si è seduto in mezzo al popolo, accusando il  potere di essere ipocrita”.

Giorgio chiude così  le porte dell’insegnamento spirituale.

Le riflessioni sono sopraggiunte in quell’ istante.  Dopo, viene trasmesso  un messaggio in relazione con l’evento, con la sua essenza e con il suo significato, perché gli insegnamenti di quegli esseri che ci tutelano a distanza, tramite Giorgio, hanno impedito ancora una volta che l’incontro si trasformassi in qualcosa di banale.

Se una sola delle 500 anime presenti in questo seminario, da diverse zone della città, comprendesse l’abbraccio d’amore di Giorgio, potremmo dire che la sua missione si è compiuta.  Il resto, come duemila anni fa, toccherà ad ognuno di noi.

Montevideo (Uruguay)

1 de Marzo 2005

Jean Georges Almendras