Tratto da: l'Effetto Isaia
autore:     Gregg Braden
edito da:  MACRO EDIZIONI

LE PROFEZIE  Visioni silenziose di un futuro dimenticato        

Vi lessi ciò che è sempre stato,
ciò che era,
e ciò che sarebbe stato.
IL VANGELO ESSENO DELLA PACE
 

INDICE:         

Custodi del tempo:  I misteriosi Maya

 

Visione remota: I profeti del ventesimo secolo

 

Nostradamus

 

Edgar Cayce

 

Le profezie degli indiani d'America

  Le profezie bibliche
  La profezia perduta
  Una mappa di tremila anni fa
  Una nuova profezia

 

 

Quasi tutte le tradizioni centenarie ci ricordano che l'epoca in cui viviamo non è un'epoca qualsiasi nella storia umana e terrestre. I nostri predecessori ci hanno lasciato messaggi profetici, codificati nei testi sacri, nelle tradizioni orali e nei sistemi di computo del tempo. Con quei messaggi, destinati a popoli che potevano solo immaginare nei loro sogni, i nostri avi mantengono viva la memoria di visioni che in alcuni casi risalgono agli albori della storia umana. Col passare del tempo, i temi delle visioni sono stati incorporati in una varietà di tradizioni e di pratiche spirituali le quali, nonostante ci appaiano diverse fra loro, contengono delle somiglianze che ci forniscono indizi sul significato odierno di quelle sacre parole. Solo di recente, con l'aiuto dei computer e di altre scienze del ventesimo secolo, è stato possibile confermare e convalidare i contenuti di antiche visioni del futuro.

Custodi del tempo: i misteriosi Maya

Mentre ci avviciniamo all'alba del ventunesimo secolo, fra i misteri irrisolti del nostro passato vi è quello dell'antico popolo dei Maya. Questi costruttori di templi massicci e di osservatori celesti, apparsi all'improvviso nelle aree remote della penisola dello Yucatàn quasi millecinquecento anni fa, scomparvero altrettanto velocemente intorno all'anno 830 d.C. Oltre alle piazze irregolari e alle torri di pietra, i Maya ci hanno lasciato tracce del loro passato, e forse del nostro futuro, nel loro insuperato computo del tempo.

Il calendario dei Maya è probabilmente uno dei più antichi e sofisticati sistemi di calcolo del tempo che l'umanità conosca. Fino all'avvento dei nostri orologi atomici, basati sulla vibrazione dell'atomo di cesio, l'accuratezza del calendario dei Maya non conosceva rivali. Anche oggi, i discendenti degli antichi Maya misurano il tempo e stabiliscono la data corretta attraverso un sistema che, a detta degli esperti, non ha «saltato un giorno in venticinque secoli».1 Nel concepire la natura come un ciclo ricorrente di eventi, il calendario dei Maya rispecchia la loro visione del tempo come un reticolo di periodi interconnessi.

La chiave dei calcoli maya era un computo basato su 260 giorni, denominato tzolkin o "Calendario Sacro". Lo tzolkin, comune anche in altre tradizioni mesoamericane, era un interfaccia tra un sitema di venti giorni, ciascuno avente un nome e una tabella a base tredici. Ma c'è di più. Sovrapposto a questo ciclo vi era un computo di 365 giorni chiamato "Anno Vago", e i due cicli temporali scorrevano come gli ingranaggi di due ruote, fino al raro momento in cui un dato giorno del Calendario Sacro corrispondeva allo stesso giorno dell'Anno Vago. Questo giorno, molto speciale, celebrava la fine di un ciclo di cinquantadue anni e serviva a definire un lasso di tempo ancor più esteso. Un "Grande Ciclo" di cinquemiladuecento anni equivaleva a cento cicli di cinquantadue anni. Sulla base di questi calcoli e delle tradizioni tramandateci dagli stessi sacerdoti dei calendari maya, il calcolo del nostro ultimo Grande Ciclo inizia ai tempi biblici di Mose, nel 3114 a.C. e termina in un futuro a noi vicino, nel 2012.

Le visioni maya del nostro futuro e il loro sistema di computo del tempo sono strettamente correlati. Questi antichi profeti affermarono che i cicli temporali possiedono caratteristiche uniche, basate su una "grande onda" che viaggia periodicamente attraverso il cosmo. Quando l'onda, su base ciclica, si frange sulla creazione, il suo movimento sincronizza la vita e le forze della natura. Il completamento del nostro attuale ciclo viene considerato particolarmente significativo per la Terra e per l'umanità.

Il dott. José Argűelles, esperto di cosmologia maya, ha affermato che l'attuale sottociclo di venti anni, iniziato nel 1992, segna «l'emergere di tecnologie non materialistiche, ecologicamente armoniche...in omaggio alla nuova società decentralizzata in cui predomina l'informazione».2 Oggi i discendenti dei Maya ritengono che il termine di questo grande ciclo millenario avrà luogo nell'arco della nostra vita, nel 2012, come è stato predetto da più di tremila anni. Considerano questo speciale momento sia come il culmine che come la nascita di un'epoca di rari cambiamenti. Riferendosi agli attributi specifici assegnati ai cicli, il dott. Argűelles fa eco alla convinzione dei Maya secondo cui gli esseri umani hanno raggiunto lo scopo di «raccogliere l'intera mente della Terra... e sigillarla con l'armonia del seme stellare».3 Le tradizioni azteche del Messico centrale calcolano in modo analogo i grandi cicli della storia terrestre, chiamandoli "Soli". La loro storia racconta di un tempo nell'era del Primo Sole, chiamato Nahui Ocelotl, in cui il nostro mondo era abitato da giganti che vivevano all'interno della Terra. Il libro di Enoch, che faceva parte dei testi biblici pre-concilio di Nicea, parla di un'epoca in cui «le donne davano alla luce dei giganti, la cui statura era di trecento cubiti.4 Essi divoravano tutto ciò che il lavoro dell'uomo produceva, finché non fu più possibile nutrirli.. .».5 Quel periodo terminò quando il regno animale conquistò il dominio sul regno umano. Non si parla di sopravvissuti a questo insolito periodo della storia terrestre.

Il Secondo Sole, o grande ciclo successivo, chiamato Nahui Ehecatl, passò alla storia come il tempo in cui nuovi esseri umani iniziarono a coltivare e a ibridare le piante. La fine di questo periodo fu segnata da un grande vento, che soffiò sull'intera superficie della Terra spazzando via ogni cosa.

Durante il Terzo Sole, Nahui Quiahuitl, i popoli della Terra costruirono grandi templi e città. Si dice che la fine di questo ciclo fu marcata dalla comparsa di enormi voragini nella terra e da una "pioggia di fuoco". La geologia conferma che in effetti ci fu un tempo in cui alcune parti del nostro pianeta furono ricoperte dal fuoco. In generale, si ritiene che ciò sia avvenuto 65 milioni di anni fa, a causa dell'impatto diretto di un oggetto, forse un asteroide. La fine del Quarto Sole, avvenuta a causa del ghiaccio e di una grande alluvione, è confermata sia geologicamente che dalle tradizioni orali e scritte di tutto il mondo. Il calendario azteco indica che oggi stiamo vivendo gli ultimi giorni del Quinto Sole. La fine del quinto mondo è stata predetta per l'epoca in cui viviamo; essa coincide con l'ultimo ciclo maya e apre le porte al grande ciclo successivo, la nascita del Sesto Sole.

Tenendo a modello il passato, molte antiche tradizioni descrivono i giorni del cambiamento come tempi di tribolazione e purificazione. In quest'epoca, siamo invitati a prendere coscienza delle inusuali e talvolta distruttive manifestazioni della natura, considerandole come un'opportunità per rafforzarci e prepararci a cambiamenti ancora maggiori. I temi comuni alle profezie sull'epoca attuale includono insoliti fenomeni atmosferici, perdita di aree costiere a causa dell'innalzamento del livello dei mari, carestie, siccità, terremoti e il collasso delle infrastrutture globali.

I profeti del ventesimo secolo, come Edgar Cayce, hanno previsto cambiamenti terrestri molto estesi, che ridefiniranno la geografia del Nord America dalla fine degli anni '90 fino al ventunesimo secolo. Queste profezie includono, ad esempio, visioni di un grande mare interno che collega il Golfo del Messico con i Grandi Laghi, e la sommersione di gran parte dei litorali orientali e occidentali. Le vivide descrizioni del nostro futuro che talvolta risalgono a centinaia o migliaia di anni fa, hanno dato nuovi valori alle possibilità che ci vengono offerte dalla tecnologia interiore e dalla profezia. Come possono i nostri antenati, aver visto eventi che accadranno nella nostra epoca? Cosa forse più importante, quanto sono accurate le loro visioni del nostro futuro?

1  Coe Michael D., Breaking the Maya CW^Thames and Hudson, New York 1993, p.

2  Argüelles José, The Mayan Factor, Bear & Company, Santa Fe 1987, p. 145. Cfr. 77 fattore Maya, WIP-Edizioni scientifiche, 1999, 151, NAT.

3   Ibid., p. 126

 4 N.d.T. - in tempi antichi, il cubito era una misura di lunghezza che andava dalla punta del dito medio fino al gomito della persona che era al potere. Ovviamente la misura variava. Attualmente la lunghezza media di tale misura, riferita a un maschio adulto, equivale a 43-55 cm.

5 Laurence Richard, traduzione a cura di, The Book of Enoch the Prophet, cap. VII, w. 11-12, traduzione da un ms. etiope alla Bodleian Library, Wizard Bookshelf Secret Doctrine Reference Series, San Diego 1983, p. 7.

 

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Visione remota: i profeti del ventesimo secolo

La parola profeta ci richiama alla mente immagini di antichi veggenti incappucciati e avvolti in mantelli, capaci di calarsi in un futuro lontano facendo sogni a occhi aperti. Nella tradizione dei profeti biblici, si trattava probabilmente di questo. Tuttavia, la scienza della profezia ha continuato a esistere in tempi moderni in quanto professione degna di rispetto e circondata dal mistero di un nuovo nome.

Basandosi su una ricerca condotta dal prestigioso Stanford Research Institute (SRI) nei primi anni Settanta,6 la capacità di vedere eventi lontani nel tempo è stata chiamata visione remota. Sebbene le modalità variano da persona a persona, la procedura generale è simile per ciascun veggente. Il ricevente spesso comincia chiudendo gli occhi, mettendosi in un tranquillo stato di rilassamento e percependo impressioni sensorie di eventi che possono aver luogo in qualunque parte del pianeta - nella stanza accanto o in un avamposto nel deserto dall'altra parte del globo. Poiché il veggente ha acquisito la capacità di distinguere tra vari tipi di sensazione, assegna dei tratti identificativi alla sua esperienza, dirigendo le sue impressioni verso livelli sempre più dettagliati. Questo viaggio può essere accompagnato da suoni, odori, sapori e sensazioni, come anche da immagini.

L'iter formativo che insegna ai veggenti remoti ad accogliere e registrare le impressioni senza pregiudizi, li distingue dai sognatori casuali. Tali abilità, che hanno ovvie implicazioni per i servizi segreti, permettono di reperire informazioni in un modo totalmente nuovo, che comporta meno rischi. La visione remota oggi gioca un ruolo vitale nella sicurezza e difesa delle nazioni del mondo libero. Nel 1991, per esempio, venne chiesto agli osservatori remoti che lavoravano sotto l'egida della Science Applications International Corporation (SAIC) di restringere l'area di ricerca di un particolare tipo di missile nell'Iraq occidentale.7 Limitare le ricerche ad aree specifiche del deserto iracheno avrebbe permesso di risparmiare tempo, carburante e vite umane, come anche denaro. Chiaramente, la visione remota, cioè la capacità di un individuo di proiettare la sua consapevolezza da un luogo a un altro, era divenuta oggetto di studi approfonditi. E ironico che la scienza moderna abbia confermato solo oggi, negli ultimi anni del secondo millennio, i principi di una tecnologia interiore che i profeti avevano compreso duemilacinquecento anni fa.

Molte persone hanno sentito parlare per la prima volta di scienza della visione a distanza in tempo reale dagli ospiti di qualche trasmissione radiofonica notturna. Incitati dal millennio che si avvicina, un gran numero di esperti di visione futura e remota affermano di essersi avventurati nel mondo terrestre del dopo millennio, talvolta con risultati deprimenti, anche se non sorprendenti. In genere, anche i viaggi remoti nel nostro futuro si collocano in due possibili categorie di esperienza, come è già accaduto per altre profezie millenarie.

Alcuni veggenti hanno scoperto che non riuscivano a vedere al di là del 2012, il noto anno del calendario Maya e anno finale del nostro grande ciclo. I viaggiatori del tempo hanno riferito di aver visto una Terra molto diversa nel 2012. Il mondo sembrava aver subito una specie di cataclisma. Non c'erano né edifici, né segni di commercio o di normalità, intesi secondo i modelli attuali. Coloro che hanno visto l'anno 2012 possono essersi trovati effettivamente di fronte a uno dei futuri descritti da veggenti e profeti, cioè la distruzione postbellica di gran parte del mondo come lo conosciamo oggi.

Altri, che hanno dato uno sguardo al futuro in tempi recenti, hanno visto uno scenario simile a questo, con l'aggiunta di una grande ondata di fuoco e calore. Questo si collega alle teorie che preannunciano onde cicliche di flussi protonici e plasma, che viaggiano attraverso il cosmo nell'arco di mino. In entrambi gli scenari, i resoconti dei veggenti descrivono un futuro ben poco invitante. Secondo un tema comune a molte profezie millenarie, potrebbe esserci un'alternativa a quei futuri.

 

6   Schnabel Jim, Remote Viewers: The Secret History of America's Psycbic Spies, Bantam Doubleday Dell, New York 1997, pp.12-13.        7 Ibid., p. 380.


 

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NOSTRADAMUS 

Per più di quattrocento anni, la parola profezia è stata quasi sinonimo del grande veggente le cui visioni si sono estese per centinaia d'anni nel futuro. Nato il 14 dicembre 1503, Michel de Nostredame fu conosciuto col nome di Nostradamus, forse il profeta più illustre della storia recente. Il suo dono di veggenza gli permise di gettare uno sguardo nel futuro in modo straordinariamente dettagliato e preciso. Studiando gli antichi oracoli, sviluppò le sue tecniche per navigare sulle onde del tempo in veste di osservatore, e spesso portò indietro le tecnologie future che aveva visto nelle sue visioni. Alla fine, Nostradamus divenne medico e incorporò nella pratica molte delle idee che aveva tratto dalle sue profezie. I rimedi che prescriveva e che oggi sono all'ordine del giorno erano rivoluzionari per l'Europa del sedicesimo secolo, afflitta dalla peste, e includevano l'uso di erbe, aria fresca e acqua pulita, oltre a misture di aloe e petali di rosa, ricche di vitamine sconosciute ai suoi tempi.

Uno degli aneddoti più conosciuti sulla capacità di Nostradamus di divinare il futuro racconta di quando egli incontrò per strada un gruppo di frati. Nostradamus vedendoli si affrettò a prostrarsi ai piedi di uno di loro e a baciargli la tunica. Quando gli fu chiesto il perché di quel gesto, egli semplicemente rispose: «Mi devo inchinare innanzi a Sua Santità». Fu solo quarant'anni dopo, diciannove anni dopo la morte di Nostradamus, che il misterioso evento accaduto in quella strada solitaria acquistò un significato. Nel 1585 il frate la cui tunica era stata baciata dal profeta divenne Papa Sisto V.

Nostradamus ha scritto le sue visioni del futuro nelle Centurie, il suo lavoro più noto. All'epoca della sua morte aveva già annotato visioni che coprivano un arco di dieci secoli, ciascuna composta da cento strofe di quattro versi ciascuna, dette quartine. Le profezie di Nostradamus, che hanno continuato a essere regolarmente stampate fin dai tempi della sua morte, si estendono fino all'anno 3797 e forse, secondo alcune interpretazioni, anche oltre.

Molte delle sue visioni che prevedono eventi sociali, politici e scientifici su scala mondiale, sono incredibilmente accurate. Altre, che non portano date specifiche, appaiono a dir poco nebulose e soggette a interpretazione. Nostradamus rilevò due guerre mondiali, complete del nome di Hitler e di una descrizione della svastica, e poi la scoperta della penicillina e dell'energia nucleare, l'assassinio di J.F. Kennedy, il virus dell'AIDS e la caduta del comunismo. Anche se date ed eventi possono essere soggetti a interpretazione, gli studiosi di Nostradamus concordano sul fatto che il profeta abbia previsto cambiamenti sconvolgenti nel mondo per la fine del millennio.

Sebbene il momento in cui si verificheranno gli eventi si possa calcolare tramite frasi chiave contenute nel testo, Nostradamus indicò le date specifiche quando percepì che si trattava di avvenimenti critici. E particolarmente interessante notare, quindi, che una di tali date cade in questo periodo. La Centuria X, quartina 72, infatti afferma: «L'anno millenovecentonovantanove al settimo mese, / Dal cielo un gran Re del terrore calerà / D'Angumese il gran Re resusciterà, / Pertempo prima e dopo Marte».8 Un'ulteriore comprensione di questa infausta quartina ci viene dalla sua Epistola a Enrico II, verso 87, in cui Nostradamus scrive che «ciò sarà preceduto da un'eclissi di sole, più oscura e tenebrosa di qualunque altra mai vista dai tempi della creazione del mondo, eccetto dopo la passione e morte di Gesù Cristo» . Un'eclissi solare, visibile da gran parte del continente europeo, si è in effetti verificata l'11 agosto 1999.

Le visioni di Nostradamus predissero anche cataclismi terrestri che ricordano quelli delle tradizioni bibliche e degli Indiani d'America. Sempre nell'epistola a Enrico II, al verso 88 vengono specificati ulteriori dettagli, perfino il mese: «Vi saranno segni in primavera, seguiti da cambiamenti straordinari, rovesciamenti di nazioni e potenti terremoti... E nel mese di ottobre vi sarà un grande movimento del globo, e sarà tale da far pensare che la Terra abbia perso il suo movimento gravitazionale naturale e che precipiterà negli abissi dell'oscurità eterna» .

Guardando ancora più lontano nel nostro futuro, Nostradamus vide un tempo molto più lieto dopo i giorni dell'oscurità. Gli studiosi hanno dato alla visione di Nostradamus, contenuta nella Centuria II, quartina 12 [quartina 13 nella versione italiana citata, N.d.T], il significato di un rinnovamento spirituale: «Il corpo senz'anima più nel sacrificio non sarà, /Il giorno della morte simile alla nascita diverrà». La Centuria III, quartina 2, allarga la descrizione di questo momento futuro: «Alla sostanza il Verbo Divin conferirà .. ./Corpo, anima spirito onnipotenza avendo, /Tanto al di sotto dei suoi piedi, quanto all'Empireo seggio». Queste visioni del sedicesimo secolo sono certamente poco scientifiche e soggette a svariate interpretazioni, ma hanno elementi in comune con quelle di altri profeti antichi e recenti.

  Hogue John, Nostradamus, The Complete Prophecies, Element Books, Boston 1999, p. 798. Cfr. Patrian Carlo, Nostradamus le Profezie, Ed. Mediterranee, Roma 1978, N.d.T. *   Ns. trad., N.d.T.

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Edgar Cayce

Edgar Cayce divenne famoso sotto il nome di "profeta dormiente" del ventesimo secolo. Nato nel marzo del 1877, l'educazione formale di Cayce finì quando terminò gli studi a quindici anni. Sebbene avesse avuto esperienze paranormali da bambino, sviluppò il suo dono di chiaroveggenza e guarigione su larga scala solo in età adulta.

Spesso Cayce, che svolgeva solo due sedute di guarigione al giorno, viaggiava nelle esperienze passate dei suoi clienti per tentare di capire la loro condizione. Anche se il veggente non ricordava il contenuto delle sue letture quando si risvegliava dallo stato di trance, la sua segretaria, Gladys Davis, era sempre presente per prendere appunti. Attraverso centinaia di registrazioni catalogate sistematicamente per essere studiate all'Association for Research and Enlightenment (Associazione per la Ricerca e l'Illuminazione), Cayce ha gettato brevi sguardi nei recessi del nostro passato dimenticato e anche nel nostro futuro millenario.

La prima guarigione fu effettuata da Cayce su se stesso, all'età di ventiquattro anni. Con l'aiuto di un ipnotizzatore, mentre Cayce era rilassato e in uno stato di coscienza alterata, gli fu chiesto di concentrarsi sulla sua persistente malattia alla gola. Con sorpresa di coloro che assistevano all'evento, Cayce cominciò a parlare nel suo "stato dormiente", dando istruzioni all'ipnotizzatore affinché fornisse suggerimenti al suo corpo mentre si trovava allo stato inconscio. Rispondendo quasi immediatamente alle istruzioni che ridistribuivano il flusso sanguigno nella parte superiore del suo organismo, la sua malattia scomparve e Cayce cominciò a svolgere un servizio che sarebbe durato per il resto della sua vita, effettuando lo stesso tipo di letture per gli altri.

L'accuratezza delle letture di Cayce è ben documentata. Con la lettura n. 137-117 previde il crollo del mercato azionario nell'ottobre del 1929: «Deve sicuramente avvenire un crollo che scatenerà il panico nei centri monetari - non solo l'attività di Wall Street ma anche la chiusura dei tabelloni in molti centri...». Anni prima che accadesse, Cayce fu testimone dell'evento che avrebbe preso il nome di Seconda Guerra Mondiale. Nella sua visione del conflitto (lettura n. 416-7) egli affermò che i vari paesi avrebbero iniziato a schierarsi come «indicato dagli Austriaci, dai Tedeschi e in seguito dai Giapponesi che si sarebbero uniti alla loro influenza...».

La descrizione continuava dicendo che, a meno che non ci fosse un intervento da parte di una forza che egli descrisse come sovrannaturale, «gli interessi di popoli e nazioni e del mondo intero saranno messi a fuoco e fiamme dai gruppi militaristici e da coloro che parteggiano per il potere e l'espansione.. .».

Nelle sue profezie più conosciute ma anche più disorientanti, Cayce suggerì che gli ultimi anni del ventesimo secolo e i primi del ventunesimo avrebbero comportato cambiamenti terrestri senza precedenti. Come i veggenti del passato, egli previde mutamenti globali di due tipi: un futuro che si realizzava attraverso cambiamenti graduali e un'epoca di transizione tumultuosa, descrivibile solo in termini catastrofici. E interessante notare che entrambe le profezie si riferiscono allo stesso periodo di tempo.

Nella lettura n. 826-8 dell'agosto 1936, a Cayce vengono poste domande specifiche sui cambiamenti previsti per gli anni del millennio, il 2000 e il 2001. Contrariamente alla vaghezza di molte profezie simili, la sua risposta parla specificamente di una transizione fatta di cambiamenti terrestri tangibili e misurabili. «C'è lo spostamento del polo. Ovvero un nuovo ciclo comincia...».

Una fluttuazione dei poli magnetici terrestri superiore a cinque gradi negli ultimi quarant'anni, e anche il rapido calo d'intensità magnetica che ha sempre preceduto tali inversioni polari nella storia del pianeta, hanno dato ancor più credibilità a queste visioni.

In una serie di letture che hanno raggiunto il culmine nel gennaio del 1934, Cayce ha descritto i cambiamenti geografici e geofìsici che a suo parere sarebbero iniziati nel quarantennio compreso fra il 1958 e il 1998. Una chiave per interpretare questi dati è fornita dal fatto che fu profetizzato il loro inizio, non il loro verificarsi, entro il 1998. Tali cambiamenti potrebbero infatti estendersi a molta parte del prossimo secolo. Mark Turston, un grande esperto degli insegnamenti e della filosofìa di Edgar Cayce, così riassume la sua descrizioni degli eventi:

Vi sarà una frattura della terraferma nella parte occidentale dell'America.

La maggior parte del Giappone sprofonderà nel mare.

Nell'Europa settentrionale vi saranno cambiamenti che accadranno tanto velocemente da poter dire "in un batter d'occhio".

Al largo delle coste dell'America emergeranno delle terre dall'Oceano Atlantico.

Grossi sconvolgimenti colpiranno l'Artico e l'Antartico.

I vulcani entreranno in eruzione, specialmente ai tropici.

Uno spostamento dei poli altererà le condizioni climatiche. Per esempio, alcune aree glaciali e semitropicali diventeranno tropicali.

Come fa notare Thurston, molti di questi cambiamenti sembrano direttamente collegati a uno spostamento dei poli magnetici. Sebbene non si sia ancora verificata una svolta completa, un numero crescente di scienziati e ricercatori ritiene che i recenti mutamenti dei campi magnetici terrestri preannuncino effettivamente tale evento.

Nonostante alcune fra le profezie iniziali di Cayce sul millennio sembrino avere una natura catastrofica, le sue letture successive mettono in luce un cambiamento interessante e sottile. In una lettura del 1939, la visione di Cayce parla di cambiamenti graduali, anziché delle brusche variazioni pronosticate in precedenza per la fine del secolo. Cayce afferma che «nel 1998 ci sarà molta attività, creata dai graduali cambiamenti che stanno avvenendo». Egli continua a parlare della svolta di fine millennio affermando che «in quanto ai cambiamenti, il passaggio dall'Era dei Pesci all'Era dell'Acquario è graduale, non è fatto di cataclismi».

Presentando due diverse visioni della transizione di fine secolo, forse Cayce ci offre anche un'ulteriore comprensione del valore della profezia nella vita d'oggi. Se prendiamo atto che le sue letture concernenti mutamenti sia catastrofici che graduali furono fatte a distanza di pochi anni, non di secoli, le une dalle altre, quale cambiamento nel nostro futuro potrebbe suggerirci quella differenza?

A prescindere dalla paternità delle visioni future che prendiamo in considerazione, la maggior parte di esse sembrano sfuggire ad un'esatta misurazione temporale. Sembra che ciascuna di esse rappresenti dei momenti di possibilità, anziché un appuntamento concreto con un risultato preciso. In parole sue, il "profeta dormiente" ci offre una chiave per la scienza della profezia, ricordandoci che nel corso della nostra vita presente influenziamo l'esito della storia.

Nella lettura 311-3IO, Cayce osserva che il modo in cui rispondiamo alle sfide della vita può determinare, almeno in parte, il livello su cui sperimentiamo i cambiamenti che ci ha predetto: «Può dipendere da qualcosache ha molto a che fare con [l'aspetto] metafisico Vi sono delle condizioni, nelle attività, nella linea di pensiero e negli sforzi delle persone, che spesso mantengono intatti molti territori e molte città attraverso l'applicazione di leggi spirituali».

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Le profezie degli Indiani d'America

I popoli nativi del Nord e Sud America credono fermamente che gli eventi di oggi echeggino i contenuti delle profezie dei loro antenati. Per molti di loro, le visioni di un mondo futuro sono state segretamente conservate nelle tradizioni tribali per mantenere l'integrità della visione degli antenati. Avendo il presentimento che la svolta di fine millennio rappresenti il momento descritto dalle profezie tribali, questa gente ora condivide apertamente le direttive profetiche che ha ricevuto per affrontare l'attuale momento storico. La convinzione di base è che gente di tutti i livelli sociali e di tutte le nazioni possa trarre benefìcio da visioni lasciateci molto tempo fa. A prescindere dalle differenze fra tradizioni familiari e tribali, esistono legami comuni fra molte profezie tribali delle Americhe, che danno una visione unificata del nostro futuro.

Gli Hopi del Sud Ovest americano ci offrono alcune fra le più sintetiche visioni del futuro nelle loro profezie sulla nascita di un nuovo sole. Come i Maya, gli Aztechi e le precedenti tradizioni indigene di tutte le Americhe, anche gli Hopi credono che prima del tempo in cui viviamo si siano verificati dei grandi cicli di esperienza umana. Ciascuno di essi si è concluso con un periodo di distruzione, il più recente dei quali è stato il Diluvio Universale. Essi dicono che l'umanità oggi sta vivendo la fine di uno di quei cicli e sta preparandosi ad entrare nell'epoca del Quinto Sole. Le profezie hopi collocano un periodo di declino prima del termine del nostro ciclo, seguito da un periodo di transizione verso il ciclo successivo. Dalla loro prospettiva, il tempo del declino comporta grandi sfide ed è spesso definito "tempo della purificazione". Avendo compreso che la Terra e il corpo umano sono una cosa sola, gli Hopi vedono le condizioni della Terra come un "meccanismo di ritorno di segnale", una sorta di barometro che ci fa capire quando abbiamo fatto scelte che affermano o negano la vita nel nostro mondo.

Una delle prime visioni che gli Hopi hanno svelato conteneva tre segni, riferiti a un piano cronologico per il Cambiamento Epocale. Il primo segno era l'apparizione della luna "sulla terra oltre che in cielo". La realizzazione di questa parte della profezia rimase misteriosa fino al 1993, anno in cui cominciarono ad apparire immagini lunari sotto forma di cerchi nei campi di grano della campagna inglese. Le immagini inconfondibili della falce di luna furono interpretate dagli anziani hopi come la realizzazione della prima parte della loro profezia.

Il secondo segno era l'apparizione della "stella blu", un simbolo comune nel folclore e nei miti di molte tradizioni hopi. Nel 1994 alcuni anziani hopi considerarono l'impatto su Giove della cometa Shoemaker-Levy come l'adempimento di questa profezia. I ricercatori non riuscivano a comprendere come l'impatto dei frantumi di una cometa potesse essere considerato il compimento di una profezia. La risposta apparve chiara quando le immagini spettrografiche del pianeta gigante furono riviste dopo la collisione: Giove ora risplendeva di una curiosa sfumatura blu, che poteva esser vista solo con l'aiuto di sofisticati strumenti!

Il terzo e ultimo segno delle profezie hopi è forse il più mistico. Nelle danze, nei tessuti e nei dipinti di sabbia degli Hopi spiccano delle curiose immagini di umanoidi che spesso decorano abitazioni e luoghi cerimoniali. Sono rappresentazioni di antenati degli Hopi, detti popoli del cielo, che portano strani costumi, hanno volti ultraterreni e vanno sotto il nome di kachi-nas. La terza parte della profezia hopi dice che l'epoca del grande mutamento sarà venuta allorché i kachinas ritorneranno dalle stelle e danzeranno nuovamente nelle piazze dei villaggi hopi situati sugli altipiani. A quanto mi risulta, all'epoca in cui scrivo questo terzo segno deve ancora verificarsi.

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Le profezie bibliche

Nel secondo capitolo di questo libro si è detto che durante il quarto secolo svariati libri che avevano un collegamento con la Bibbia moderna non furono considerati adatti per essere accettati ufficialmente dalla Chiesa cattolica. Relegato negli oscuri sotterranei di chiese e biblioteche private, uno fra i più affascinanti, e forse il più mistico fra quei testi è l'antico libro del profeta Enoch. Esso contiene chiare descrizioni della Creazione e della discendenza umana, e informazioni astronomiche così dettagliate che si è potuto verificarle solo con tecnologie del ventesimo secolo. Questo antico testo prese il nome di Libro dei Segreti di Enoch. Vi sono riferimenti diretti a questo testo nell'opera di Tertulliano, teologo del secondo secolo. In alcune lettere ritrovate di recente, egli spiega che «la Scrittura di Enoch» non viene trattata alla stregua delle altre scritture, perché non è inclusa nel Canone ebraico. Questo conferma che il Libro di Enoch era considerato un testo affidabile da parte degli studiosi prima delle revisioni fatte dal Concilio di Nicea nel quarto secolo.

Le profezie di Enoch somigliano molto a quelle di profeti biblici successivi come Isaia e, più tardi, Giovanni nel Libro dell'Apocalisse. Enoch descrive in maniera estremamente dettagliata il suo viaggio profetico nel nostro futuro a suo figlio Matusalemme, che prende nota dell'esperienza del padre per le generazioni a venire. In un manoscritto etiope scoperto nella Biblioteca Bodleian nel 1773, Enoch ci trasmette la visione dei cambiamenti meteorologici e celesti che previde per la fine di questo secolo. Matusalemme, definito come "il settimo figlio dopo Adamo", descrive le esperienze profetiche del padre in modo molto diverso da quelle, per esempio di Cayce il dormiente; egli afferma che Enoch «parlava tenendo gli occhi aperti su una santa visione nei cieli».

Secondo le sue grandi visioni profetiche, Enoch affermò di aver «udito ogni cosa e capito ciò che aveva visto; ciò che non avrà luogo nella sua generazione, ma in una generazione che verrà in un tempo lontano, a causa degli eletti ... In quei giorni... la pioggia sarà scarsa...i frutti della terra giungeranno in ritardo e non fioriranno nella loro stagione; e i frutti degli alberi nella loro stagione verranno trattenuti .. .il cielo resterà immobile. La luna cambierà le sue leggi e non apparirà al momento giusto...».

Subito dopo le tribolazioni che descrive per la terra, Enoch parla di un'altra sequenza di eventi che presentano un'epoca di bellezza, speranza e potenzialità. In questa sequenza, che sembrerebbe scaturire da una visione diversa di un tempo diverso, Enoch vede il cielo di prima «andarsene e finire» e dichiara che «un nuovo cielo apparirà». Questo vecchio modello della tribolazione seguita dalla redenzione accomuna tutte le visioni di Enoch e altre profezie che esamineremo.

Le visioni del futuro più cariche di tensione emotiva sono forse quelle contenute nei testi biblici. Dai dettagli sul destino di determinati leader e capi di stato, alle visioni globali sulla fine dei tempi, le profezie della Bibbia continuano ancora, dopo migliaia di anni, a provocare forti risposte nel lettore. Se risaliamo dalle moderne interpretazioni alle visioni originali, con reazioni che vanno da un'insaziabile curiosità a un fervore inattaccabile, possiamo ritrovare le chiavi del potere e anche della confusione che le accompagna.

Per esempio, non è raro scoprire che molte delle profezie oggi citate furono registrate soltanto dopo anni, talvolta centinaia di anni, dal momento in cui furono pronunciate. Siccome erano tramandate a voce di generazione in generazione, non vi è certezza sul fatto che alcuni libri profetici siano stati scritti dagli stessi profeti, o da altri che usarono metaforicamente il nome di un profeta nelle loro storie.

Il Libro di Daniele ne è un esempio. Nell'Edizione Saint Joseph della New American Bible, la prefazione al Libro di Daniele afferma che «questo libro prende il nome non tanto dall'autore, che è sconosciuto, quanto dal suo eroe, un giovane ebreo condotto ben presto a Babilonia, dove visse almeno fino al 538 a.C.». L'introduzione afferma inoltre che «le storie contenute nel Libro traggono origine dalle tradizioni popolari e narrano le prove e i trionfi del saggio Daniele e dei suoi tre compagni».

Questa interpretazione è in diretta contraddizione con quella di altri studiosi della Bibbia, come John Walvoord, secondo cui «è il libro stesso a rivendicare di essere stato prodotto da Daniele, poiché fa riferimento a questo personaggio in prima persona in numerosi brani della seconda metà del testo... Daniele viene anche menzionato in Ezechiele, il che sarebbe stato estremamente naturale, in quanto Ezechiele era un contemporaneo di Daniele...». Quasi due millenni dopo la stesura dei testi, gli esperti non hanno ancora raggiunto un accordo neppure sugli elementi basilari di alcuni fra i nostri testi più sacri. Ad accrescere la confusione che circonda le profezie bibliche vi è anche il fatto che non sempre le frasi sono state tradotte con precisione durante i secoli. A differenza di alcune parti della Bibbia ebraica, che notoriamente è stata tradotta lettera per lettera con precisione suprema, almeno durante gli ultimi mille anni, la Bibbia occidentale ha subito molti cambiamenti. Perfino dopo la fondazione degli Stati Uniti, meno di trecento anni fa, è stato introdotto un certo margine di errore attraverso una serie di adattamenti, di traduzioni da una lingua all'altra e di interpretazioni. Per quanto accurato possa essere il resoconto storico, genealogico e di saggezza contenuto nella nostra Bibbia, esso non può essere preso parola per parola; il testo cambia in ogni traduzione. Spesso una lingua manca semplicemente del vocabolo per rappresentare esattamente un concetto espresso in un'altra lingua. In tal caso, i traduttori devono fare del loro meglio. Quello è proprio il momento in cui può venire introdotto un elemento di approssimazione nei temi e nei concetti tradotti.

La Bibbia occidentale, come la conosciamo oggi, ha subito molti processi di questo tipo, inclusa la traduzione da una lingua altamente simbolica, come l'egiziano, seguita alle prime stesure in lingua aramaica ed ebraica. Un esempio di come l'approssimazione possa sottilmente alterare una traduzione ben intenzionata è illustrato dalle parole in aramaico della prima frase del Padre Nostro. In inglese questa frase suona familiarmente così: «Our Father which art in heaven» [«Padre nostro, che sei nei cieli», N.d. 77]. Nell'originale aramaico, però, questa frase è fatta semplicemente di due parole: Abwoon d'bwashmaya. Non esistono vocaboli corrispondenti, in inglese, per tradurre esattamente quelle due parole aramaiche. I traduttori devono ingegnarsi a creare delle frasi che si avvicinino al significato originale. Un esempio di questa approssimazione viene fornito dalle altre possibili traduzioni di questa frase: «O Progenitore! Padre-Madre del Cosmo», oppure «O Tu, Vita che in tutto respira», «Nome dei nomi, la nostra piccola identità si svela in te», e «O Radioso: Tu risplendi in ognuno di noi». Ciascuna di queste frasi è una valida traduzione ed esprime sentimenti molto diversi, secondo l'intento del testo originale.

Questo esempio è sufficiente a farci notare che, sebbene il linguaggio possa variare, il tema resta costante. Come quando si fotocopia un testo, molte delle copie successive possono restare simili all'originale, ma perdono nitidezza. Nell'ultimo secolo di storia biblica, non sono mancate le opportunità di introdurre errori nell'intento originale degli antichi profeti. Oggi abbiamo una vasta scelta di interpretazioni e traduzioni, ciascuna rispondente a un determinato bisogno del lettore. Un appassionato di studi biblici può consultare la Versione di King James o un gran numero di altri testi, come la New International Standard Version (Nuova versione standard internazionale), la New Living Bible (Nuova Bibbia vivente), e l'Edizione Saint Joseph. Ciascuna di queste versioni trae origine dalla stessa raccolta di pergamene, libri, documenti e manoscritti che sono stati accettati dalla Chiesa nel quarto secolo d.C.

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La profezia perduta

Fra le versioni moderne delle profezie bibliche, vi è un particolare corpus di testi che vanno sotto il nome di "la Fine dei Tempi", "gli Ultimi Giorni", o "in quei giorni". Nell'insieme, queste opere sono denominate profezie apocalittiche. Spesso si ritiene che si riferiscano a una spaventosa epoca di oscurità e a cataclismi nel futuro della Terra, ma è possibile che queste opere abbiano inteso mostrare alle generazioni future qualcosa di estremamente diverso.

Oggi la parola apocalisse suscita nella psiche collettiva delle profonde sensazioni di sconforto, disperazione e giudizio. Derivata dal greco apo-kalypsis, questa parola possiede una definizione breve e apparentemente innocente. Significa infatti svelare o rivelare. Questo è precisamente ciò che hanno fatto i profeti attraverso le loro magistrali incursioni nel nostro futuro. Essi rivelarono possibili risultati basati sulle condizioni della loro epoca, e svelarono le loro scoperte alle generazioni future.

Il Libro esseno della Rivelazione è un esempio di testi di quel genere. Questa versione dell'Apocalisse, ritrovata e tradotta dalla stesura originale in aramaico, è talmente simile alle successive versioni canonizzate conosciute col nome di Apocalisse di Giovanni, che ricercatori e studiosi sospettano che il manoscritto del Mar Morto possa essere la versione originale di questa antica interpretazione del nostro futuro.

Considerate come le più mistiche profezie bibliche, le visioni dell'Apostolo Giovanni contengono alcune delle più vivide descrizioni di tribolazioni mai riportate in qualunque altra profezia antica o moderna. La natura frammentaria delle visioni di Giovanni contribuisce a farne un testo ancor più profondamente simbolico e esoterico. Parrebbe quasi che durante la canonizzazione della Bibbia, nel 325 d.C., si fosse raggiunto un compromesso riguardo ad alcuni testi chiave. Infatti alcuni manoscritti, anziché essere scartati completamente, furono inclusi sotto forma di versioni rivedute, condensati in un formato che si ritenne più accessibile ai lettori del tempo.

Il viaggio che dà forma alla rivelazione di Giovanni  per le generazioni future inizia quando egli chiede di essere trasportato fuori dal suo tempo, in un'epoca successiva alla nostra, per vedere il nostro probabile futuro e una possibile conclusione del nostro millennio. Con dettagli vivaci, Giovanni riferisce una visione di caos, terrore e distruzione come non si erano mai verificati in precedenza. Chiede alla sua guida angelica perché stanno accadendo quelle cose, e l'angelo gli risponde: «L'uomo ha creato questi poteri distruttivi. Egli li ha forgiati con la sua stessa mente. Ha girato le spalle alle [forze] angeliche del Padre Celeste e della Madre Terra, e ha messo a punto la sua stessa distruzione».

Nell'assistere a questo futuro, il cuore di Giovanni «si riempie di compassione». Egli chiede: «Non c'è speranza?». Echeggiando le ulteriori possibilità offerte alle generazioni odierne e future, la voce ricorda a Giovanni: «C'è sempre speranza, o tu per il quale il cielo e la terra furono creati.. .».

Improvvisamente, quella visione di morte e distruzione sparisce dalla vista del profeta, a cui viene mostrato un altro scenario, una seconda possibilità. Anziché la fine di tutto ciò che l'umanità ha appreso a conoscere e ad amare, questa nuova possibilità illustra un esito molto diverso: «Ma io non vidi ciò che accadde loro, la mia visione cambiò e vidi un nuovo cielo e una nuova Terra, perché il primo cielo e la prima terra erano finiti...E udii una voce potente .. .che diceva, non vi saranno più morte, né afflizione né lacrime, né ci sarà più dolore».

Il racconto di Giovanni continua con la visione di un'epoca in cui la pace e la cooperazione coinvolgono tutte le nazioni del mondo. Durante quel tempo non c'è più bisogno di fare la guerra. Egli ode la sua guida descrivere la fine della guerra: «Le nazioni non solleveranno più la spada contro altre nazioni, né impareranno più a guerreggiare, poiché le cose del passato sono finite». Con questi brani e altri simili, ci viene offerto un messaggio di speranza.

Secondo un tema reso familiare da altre profezie, Giovanni assistè a due possibili futuri dell'umanità. Entrambi gli esiti erano reali e ciascuno di essi poteva essere scelto dai popoli della Terra. La chiave di tutto, che si rifà alla preghiera di massa per la pace che abbiamo citato, era che il risultato collettivo sarebbe stato determinato da scelte individuali. La capacità dei contemporanei di Giovanni di onorare le leggi della vita era il tipo di esperienza che avrebbe condotto il futuro verso nuovi esiti, allontanando la possibilità di una distruzione.

Durante ogni visione, a Giovanni viene ricordato che saranno le persone che vivranno "in quei giorni" a decidere come vorranno vivere il grande cambiamento inscritto nel futuro dell'umanità. Egli chiede che cosa debba accadere affinché il secondo esito, quello della pace, possa verificarsi. Ancora una volta, la voce che guida la sua visione risponde: «Guarda! Io rendo nuova ogni cosa... Io sono il principio e la fine... Io darò generosamente all'assetato dalla fontana dell'acqua della vita. Colui che [ricorda] erediterà tutte le cose...».

I brani finali ritraggono Giovanni mentre riconosce di aver compreso ciò che ha visto e spiega l'effetto che la visione ha avuto su di lui: «Ho raggiunto la visione interiore... Ho udito il tuo potente segreto... Attraverso la tua mistica intuizione tu hai fatto sì che una fonte di conoscenza affiorasse in me, una fontana di potere da cui sgorgano acque viventi; un flusso di saggezza che tutto abbraccia».

Altri brani tratti dai manoscritti esseni descrivono la possibilità che venga un tempo nel nostro futuro in cui l'umanità non avrà più bisogno che i cambiamenti siano accompagnati da eventi catastrofici. In quel tempo, le condizioni che erano state originate dagli abitanti della Terra non saranno più presenti: «Nel regno della pace, non esistono fame o sete, vento gelido o riarso, vecchiaia o morte. Nel regno della pace, animali e esseri umani saranno immortali».

Chiaramente, i profeti biblici si trovarono sovente a dover descrivere dei futuri molto diversificati, spesso in conflitto fra loro. La domanda che ci poniamo è: perché? Perché esistono visioni profetiche diverse sul medesimo periodo del nostro futuro? Come può un profeta, percepire due distinte possibilità relative allo stesso momento temporale?

A metà degli anni Novanta fu scoperto un nuovo strumento profetico all'interno di un testo molto antico. Forse il lucchetto a tempo della nostra tecnologia ci ha permesso di accedere a questo strumento soltanto quando eravamo pronti per comprenderne le potenzialità profetiche.

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Una mappa di tremila anni fa

Nel 1995, un antico strumento profetico fu bruscamente reso pubbli­co in maniera vivida e drammatica. Il 4 novembre di quell'anno accadde un evento che quello strumento aveva previsto con una precisione tale da escludere ogni possibilità di coincidenza. L'evento era l'assassinio del primo ministro di Israele, Yitzhak Rabin, nella città di Tel Aviv. L'assassinio era stato profetizzato con una tale accuratezza che il nome della vittima, la data dell'uccisione, il nome della città e perfino il nome dell'assassino, Amir, non erano segreti; ognuno di essi era stato codificato in un documento circa tremila anni fa!

Ironicamente, non si trattava di un manoscritto raro in possesso di un'organizzazione segreta o di un individuo privilegiato. La mappa del tempo fu infatti scoperta sotto forma di un codice segreto che era stato inserito nella Bibbia, fin dal tempo delle sue origini! In particolare, il codice fu ritrovato nei primi cinque libri della Bibbia ebraica, conosciuta sotto il nome di Torah, l'unica versione che si ritiene sia rimasta inalterata da quando fu consegnata all'umanità più di tremila anni fa.

La chiave, detta anche Codice della Bibbia, fu scoperta da un matematico israeliano, il dott. Eliyahu Rips, ed è stata controllata e convalidata dai matematici delle maggiori università mondiali e anche da enti specializzati nell'arte della cifratura, quali il Ministero della Difesa degli Stati Uniti. Per più di duecento anni, gli studiosi avevano sospettato che i testi biblici fossero più di una collezione di parole da leggere in modo strettamente lineare. Uno studioso del diciottesimo secolo, soprannominato il Genio di Vilna, affermò che «la regola vuole che tutto ciò che era, che è, e sarà fino alla fine dei tempi sia contenuto nella Torah, dalla prima all'ultima parola. E non semplicemente in senso generale, ma perfino nei dettagli di tutto ciò che è accaduto dalla nascita fino alla morte».

I messaggi cifrati riferiti al passato e al futuro dell'umanità possono essere studiati creando una matrice a partire dalle lettere contenute nei primi cinque libri della Bibbia ebraica. Cominciando dalla prima lettera della prima parola, si tolgono tutti gli spazi e i segni di punteggiatura, fino a che non si raggiunge l'ultima lettera dell'ultima parola, rimanendo con una singola frase lunga centinaia di caratteri. Usando dei sofisticati programmi di analisi, questa matrice viene esaminata alla ricerca di modelli e intersezioni di parole. Per esempio, nel libro della Genesi si trovano sequenze regolari formate da cinquanta caratteri ebraici; tra una sequenza e l'altra si trovano le lettere che compongono la parola Thorah. La stessa sequenza è presente nei seguenti libri: Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Il ritrovamento della sequenza da parte del Rabbino H.M.D. Weissmandel negli anni '40 fornì la chiave per scoprire i modelli relativi alle parole codificate nel testo.

Michael Drosnin, nel suo libro sul codice della Bibbia, descrive la precisione e accuratezza con cui il codice è riuscito a divinare eventi passati. Fatti diversi, quali l'assassinio di Kennedy, l'impatto su Giove della cometa Shoemaker-Levy, l'elezione del primo ministro israeliano Netanyahu, perfino le date e la collocazione dei missili SCUD lanciati dagli Iracheni contro Israele durante la Guerra del Golfo nel 1990, sono tutti descritti a livelli di accuratezza che sfidano qualunque probabilità matematica e statistica. Il Codice della Bibbia offre dati specifici, non ampie generalizzazioni che si prestano a svariate interpretazioni. Drosnin dà molti riferimenti di questo genere. Nelle predizioni relative alla Seconda Guerra mondiale, ad esempio, il codice riporta parole come "guerra mondiale" e "soluzione finale", accompagnate dai nomi dei leader di quell'epoca: "Roosevelt", "Churchill", "Stalin" e "Hitler". Sono chiaramente annunciati i paesi coinvolti nel conflitto: "Germania", "Inghilterra", "Francia", "Russia", "Giappone" e "Stati Uniti". Perfino le parole "olocausto atomico" e "1945', anno in cui l'ordigno nucleare fu fatto esplodere su Hiroshima, vengono rivelate, e sono le sole volte in cui tali parole compaiono nella Bibbia.

E stato lo sviluppo dei computer ad alta velocità a permettere che il codice contenuto nella Bibbia ebraica fosse finalmente decodificato. I nuovi computer hanno rimpiazzato un noioso processo di decodificazione manuale con dei sofisticati programmi di analisi. Paragonata a testi "di controllo", e a dieci milioni di test computerizzati, soltanto la Bibbia ha rivelato la presenza di queste misteriose cifrature. Nomi di paesi, eventi, date, ore e persone si inter­secano verticalmente, orizzontalmente e diagonalmente, fornendo una fotografia di eventi passati e di possibilità future. Il meccanismo di funzionamento di questo strumento di predizione così straordinario verrà discusso nel set­timo capitolo; nel presente contesto è forse più rilevante chiedersi che rapporto abbia col nostro futuro questo libro apparentemente miracoloso.

Vista l'accuratezza dimostrata dal Codice della Bibbia nel fornire informazioni sul nostro passato, quanto potrebbe essere accurata quella stessa matrice nella previsione del futuro? Nelle sue discussioni con Drosnin, il dott. Rips osserva che l'intero Codice della Bibbia deve essere stato scritto di getto, con un singolo gesto, anziché attraverso una serie di atti di scrittura effettuati in un arco di tempo. Tale affermazione lascia dedurre che tutti i futuri possibili sono già sistemati al loro posto. «Lo sperimentiamo allo stesso modo in cui si fa esperienza di un ologramma, che assume un aspetto diverso se lo osserviamo da una nuova angolazione, ma naturalmente l'im­magine è preregistrata». La chiave che ci permette di applicare agli eventi del nostro futuro questo antico codice può essere quella di concepirlo attraverso il filtro della fisica quantistica.

Nella fisica moderna vi è un principio secondo cui è impossibile sapere nello stesso momento il "quando" e il "dove" di qualcosa. Se si misura dove si trova una cosa, si perdono informazioni riguardo alla velocità con cui essa si sta muovendo. Se si misura la velocità con cui si muove l'oggetto, non si può sapere con certezza dove si trova. Questa chiave del mondo quantistico fu sviluppata dal fisico Werner Heisenberg, e va sotto il nome di principio di indeterminazione di Heisenberg.

Dopo aver dimostrato il comportamento imprevedibile della natura nel mondo dei quanti, possiamo pensare che il nostro senso del tempo segua proprio questo tipo di comportamento. In tal caso, le possibilità presentate dal Codice della Bibbia possono esistere proprio in quanto tali, come possibilità. Gli eventi in esso contenuti, sia passati che futuri, sono il risultato finale di una serie di condizioni che possono avere avuto inizio giorni, o perfino centinaia di anni prima che l'evento vero e proprio si realizzi. Se riassumiamo il concetto in termini di un'equazione moderna, diremo che se scegliamo una data sequenza di eventi, allora possiamo attenderci di assistere a un dato risultato.

Concepire un qualsiasi strumento di predizione come una lente puntata su varie possibilità chiarisce il ruolo che ha la profezia nella nostra vita. Anche il Codice della Bibbia, al pari delle profezie bibliche o degli Indiani d'America o altre ancora, ci mette in guardia su una serie di scenari apocalittici nel futuro dell'umanità. Se cominciamo dal nostro futuro vicino, eventi come una terza guerra mondiale che avrà origine in Medio Oriente, terremoti catastrofici o la devastazione di importanti centri popolati, appaiono tutti possibili. La minaccia di una collisione diretta con una cometa alla fine del ventesimo secolo o all'inizio del ventunesimo sembra essere una fra le preoccupazioni più imminenti.

Nel 1992, l'astronomo Brian Mardsen, dello Harvard-Smithsonian Cen­ter for Astrophysics, ha annunciato il ritorno della cometa Swift-Tuttle, scoperta nel lontano 1858. Il giorno esatto della riscoperta della cometa era stato codificato nel Codice della Bibbia, insieme alla predizione del suo ritorno centotrentaquattro anni più tardi. Le parole specifiche "cometa", "Swift-Tuttle" e l'anno del ritorno della cometa, il 2126, sono chiaramente codificati nel testo. Inizialmente si era creduto che al tempo del suo ritorno la cometa si sarebbe trovata in rotta di collisione con la Terra, ma una revisione dei calcoli ha dimostrato che passerà a distanza di sicurezza. Tuttavia, gli astronomi ci mettono in guardia contro una serie di "quasi centri" nell'arco di tempo che ci separa dalla Swift-Tuttle nel 2126, il primo dei quali avverrà nel 2006. Nel testo ebraico l'espressione «la sua rotta colpì le loro dimore» si intersecano con la riga della data del 2006 e sono accompagnate dalla frase «Anno previsto per il mondo», che appare in una riga collegata.

L'avvertimento è seguito da vocaboli simili, che conducono verso l'anno 2010. Le parole "giorni dell'orrore" attraversano questa data insieme ad ulteriori riferimenti a "oscurità", "sconforto" e "cometa". Forse la serie di parole più sconvolgenti sul nostro futuro è collocata dopo l'anno 2012. È a questo punto, che corrisponde all'anno in cui termina il calendario dei Maya, che leggiamo le parole "Terra annientata". L'aver gettato uno sguardo su quest'antica probabilità prevista per il futuro degli umani ci permette di evidenziare un altro interessante dato riscontrato in tutto il Codice della Bibbia. Drosnin afferma che, nel punto in cui è stata codificata la data, è stata inserita anche una seconda frase, la quale descrive un futuro molto diverso. Le parole dicono semplicemente questo: «[Essa] (la cometa, N.d.T.) sarà ridotta in frantumi, cacciata via, la farò a pezzi, 5772 (l'anno ebraico equivalente al 2012)».

Come altre profezie, anche il tema del Codice della Bibbia da un lato sembra dirci che l'anno 2012 pone fine alla vita come la conosciamo, mentre allo stesso tempo, in un altro luogo, la minaccia per la Terra viene distrutta. Come possono realizzarsi allo stesso momento entrambi i futuri? Paradossi di questo genere affiorano qui e là nel Codice della Bibbia, specialmente a proposito di risultati di elezioni, eventi politici e guerre. Oltre a fornire un modello di risultati futuri basati su scelte fatte nel presente, il Codice della Bibbia forse vuole farci ricordare qualcosa di ancor più significativo.

In prossimità di determinati eventi futuri, come assassini e avvisaglie di una guerra mondiale, appaiono ripetutamente quattro parole. Esse accompagnano molti dei più gravi eventi e pongono una semplice domanda: «Lo cambierete?». Rammentandoci le credenze trasmesse all'umanità dagli antichi Esseni, anche il Codice della Bibbia sembra volerci suggerire che abbiamo un ruolo significativo nel definire il futuro degli eventi, anche di quelli che si sono già messi in moto. Apparentemente, la nostra funzione è così importante da permetterci davvero di cambiare il corso degli eventi! «Lo cambierete?» sembra essere una domanda rivolta direttamente a coloro che leggeranno il messaggio del codificatore, tremila anni dopo che è stato scritto. E come se i compilatori sapessero che ci sarebbe voluta una tecnologia altamente sofisticata per comprendere quel codice; è come se ci venisse ricordato che ora, mentre sveliamo il messaggio dei codificatori, siamo pronti a partecipare allo svolgersi del tempo e a cambiare i più oscuri futuri possibili che ci attendono. Questi e altri dati specifici, come sono potuti comparire proprio ai giorni nostri, in un manoscritto codificato più di tremila anni fa? Il Codice della Bibbia ci riporta alle stesse domande a cui ci hanno condotto le altre profezie

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Una nuova profezia

In molti calcoli e profezie indigene riguardanti l'attuale epoca storica, il 1998 sembra segnare l'inizio di una finestra temporale in cui possiamo attenderci di assistere ad alcuni dei più grandi cambiamenti della Terra. Il punto esatto in cui la nostra esistenza attuale si colloca all'interno di questa finestra non è certo, nemmeno per gli stessi profeti:

-   Edgar Cayce, ad esempio, ha considerato il 1998 come l'ultimo anno di un ciclo di quarant'anni in cui possiamo aspettarci l'arrivo di "una straordinaria trasformazione planetaria";

-   Nostradamus, da parte sua, ha posto il 1998 all'inizio di un ciclo di cataclismi che sarebbe durato più di trecento anni.

Al di là di discrepanze sulle date esatte, le profezie che ci sono giunte sull'epoca in cui viviamo rivelano quasi tutte un tema comune: la nascita del nuovo millennio visto come un'epoca in cui assisteremo a notevoli mutamenti nella Terra e nel corpo umano.

Oltre a trasmetterci visioni sul nostro futuro possibile, gli antichi veggenti ci hanno anche ricordato un grande mistero. Questo mistero è particolarmente affascinante se teniamo conto della sofisticatezza dei calendari e della precisione dei sistemi di computo del tempo. Per quanto siano accurate le tradizioni profetiche, orali o scritte, a cui ci si riferisce, ciascuna di esse si arresta al punto in cui dovrebbe specificare come finirà questo grande ciclo temporale e come inizierà il grande ciclo seguente. Oltre a delineare delle possibilità per il nostro futuro, i nostri predecessori hanno riconosciuto l'esistenza di una grande forza, che ha il potere di scegliere quale fra quelle possibilità sperimenteremo. Tale forza, largamente sottovalutata in tempi recenti, rappresenta il potere della scelta di massa, espressa in termini di scienza della preghiera di massa.

Con il linguaggio del loro tempo, gli antichi profeti hanno affermato che noi esseri umani abbiamo la capacità di allontanare le loro visioni di futura distruzione, lavorando nel presente per spostare consciamente il corso del tempo. Sembra che molte fra le tradizioni dei nostri avi comprendessero la relazione esistente fra le azioni delle persone e i risultati delle profezie. Il collegamento esistente fra la nostra routine quotidiana e i risultati delle profezie è rimasto un mistero nascosto fino al ventesimo secolo. E in quest'epoca che, grazie alla formulazione di una nuova fisica, le possibilità insite nel tempo, nelle profezie e nei miracoli, insieme al nostro ruolo nel futuro dell'umanità sono divenuti più chiari.

Oggi sappiamo che le predizioni indicano soltanto delle possibilità isolate. Sappiamo anche che siamo noi a scegliere le nostre possibilità attraverso ogni respiro che facciamo, in ogni momento della giornata.

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